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Trieste, addio museo al Carciotti. In vendita tutto il Palazzo

La giunta intende modificare la decisione di alienare solo i due terzi dell’immobile. L’assessore Giorgi: «Così non lo vuole nessuno»

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Palazzo Carciotti visto dalle Rive 

TRIESTE Palazzo Carciotti esce definitivamente di scena come museo. La nuova amministrazione comunale si appresta a mettere sul mercato l’intero immobile storico. L’obiettivo è quello di renderlo più appetibile per le grosse catene alberghiere internazionali.

Giovedì scorso l’assessore Lorenzo Giorgi (che ha la delega al Patrimonio) ha portato in giunta la richiesta dell’alienazione totale dell’enorme palazzo neoclassico delle Rive, realizzato dall’architetto Matteo Pertsch per il commerciante greco Demetrio Carciotti.

Non solo i due terzi immaginati dall’amministrazione precedente (17 milioni di euro la valutazione) e votati pure dal Consiglio comunale. La proposta dell’assessore è stata accolta all’unanimità dalla giunta e ha il parere favorevole del sindaco Roberto Dipiazza.

«Senza la parte anteriore, quella monumentale con vista sul mare, che era stata destinata a museo, l’immobile non ha mercato - spiega Giorgi -. Nessuno lo vuole. Gli investitori si ritirano quando vedono che l’offerta riguarda solo i 2/3 posteriori. Così abbiamo deciso di rivedere la scelta della precedente amministrazione mettendo sul mercato l’intero Carciotti. Una decisione che porteremo in Consiglio».

In questo modo l’amministrazione potrà incassare ancora più soldi e soprattutto avviare un cantiere, stimato in non meno di 30 milioni euro, per trasformare l’edificio in un albergo di lusso. Per anni si è cullata l’idea di collocare lì il Museo della città e ancora prima quella di trasformarlo nella galleria d’arte antica della Soprintendenza o in un centro congressi.

Ora, invece, il Comune dice addio a Palazzo Carciotti dopo averlo utilizzato come sede impropria della Polizia municipale e degli uffici dell’Avvocatura e dall’Area commercio. «Un’operazione di un centinaio di milioni di euro tra l’acquisto e la ristrutturazione» assicura Giorgi.

Non mancano i rimpianti. Solo pochi giorni fa, incontrando i giovani, il sindaco aveva fatto sapere: «Se avessi avuto il terzo mandato avrei realizzato al Carciotti qualcosa di straordinario». Cosa? «Chi è stato al Deutsches Museum di Monaco mi capisce. Stai tre giorni in un museo e trovi tutto». È il museo della tecnica e della scienza più grande al mondo, con un milione di visitatori all’anno. Il sistema museale triestino, invece, è tutto da rifare.

«Otto milioni spendiamo per i musei e 800mila incassiamo. Non va bene. Se chiedessi ai triestini dov’è il Morpurgo, otto su dieci non sanno nemmeno di cosa parlo», spiega il sindaco che cita poi come esempio del Museo del mare a Campo Marzo che fa «0,35 visitatori al giorno, tre giorni per farne uno».

E quindi? Meno male che ora c’è il Porto vecchio. «Non dormo la notte, 650 ettari non è che li fai domani mattina» aggiunge il sindaco esagerando con la metratura. Gli ettari dell’antico scalo sono 67. Ma Dipiazza ama dare i numeri. «Sto lavorando per voi giovani: 23, 24 e 25 polo museale (magazzini ancora da ristrutturare, ndr). La Serracchiani vuole portare la Vittorio Veneto, che è interessante. A New York hanno messo quattro portaerei (in realtà c’è solo l’Intrepid, ndr). Chi è andato si è reso conto di cosa sono gli americani. Dietro c’è il 26, che è già fatto, con dentro l’Immaginario scientifico. Poi ci sono la Centrale idrodinamica, la Sottostazione elettrica e il Fish market con il ristorante» illustra il sindaco.

Il grande attrattore del Porto vecchio, insomma, è già delineato nel suo fulcro. Un polo museale con un po’ di cose attrono, L’importante è non sbagliare. «In passato abbiamo fatto già gli errori - ammette Dipiazza -.E ogni volta ti porti dietro l’errore di chi ti ha preceduto. Io, per esempio, in via Cumano non sarei mai andato con il museo di Storia naturale. E, anche se ora fa numeri, l’avrei fatto sulle Rive. Purtroppo ti ritrovi il già fatto e vai avanti», spiega Dipiazza che ha la memoria corta e rinnega una sua scelta.

Il trasloco del Museo di storia naturale, che stava a Palazzo Biserini in piazza Hortis dal 1856, avvenne nel 2008, durante il secondo mandato di Dipiazza. Sono due i tagli del nastro. «Abbiamo investito 5 milioni di euro in un’opera che con il Museo della guerra per la pace (il de Henriquez) sarà completata entro il prossimo anno e farà di quest’area un polo di eccezionale valore» dichiara Dipiazza nel 2010. Alle volte capita di portare avanti i propri errori. Magari a proprio insaputa.

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