Applausi, silenzi e critiche: il centrodestra si divide sullo striscione rimosso
La forzista Savino boccia apertamente la fuga in avanti del primo cittadino. Fedriga lo difende: «Ha fatto benissimo». No comment di Brunetta e Casini
di Marco Ballico
TRIESTE. Renato Brunetta dice che sulle vicende di Trieste parla Sandra Savino. E lei, la coordinatrice regionale di Forza Italia, non dribbla: «Quell’appello alla verità poteva restare dov’era». Parte del centrodestra, al pari di Savino, archivia l'ennesima “dipiazzata”, la decisione di rimuovere lo striscione per Giulio Regeni alla voce «scelta inopportuna». Altri, come Bruno Marini, parlano di «reazione d’istinto» del sindaco, ma puntano il dito soprattutto contro il “peccato originale”, la mozione dei capigruppo che puntava alla rimozione del drappo giallo. Massimiliano Fedriga, il segretario della Lega Nord Fvg, sta invece dalla parte di Dipiazza: «Ha fatto benissimo».
[[(gele.Finegil.StandardArticle2014v1) Il sindaco Dipiazza rimuove lo striscione per Giulio Regeni]]
Sono le diverse facce di un capitolo, lo confermano pure i «no comment», che divide e imbarazza lo schieramento di maggioranza. A intervenire sono soprattutto i politici locali, ma la questione è naturalmente nazionale. Anche se non manca chi si tira indietro. In regione, Renzo Tondo. A Roma, come Brunetta, preferisce evitare commenti anche Pier Ferdinando Casini: «Argomento delicato...». Carlo Giovanardi (Grandi Autonomie e Libertà), al contrario, non si astiene. Pur partendo da lontano: «Premesso che trovo vergognoso che qualcuno accosti i casi Regeni e Aldovrandi, viviamo in un Paese che vive il paradosso di chiedere legittimamente la verità all'Egitto su quello che è successo a Giulio, ma tiene i segreti nel cassetto sui suoi 81 morti di Ustica».
E dunque, «quando facciamo la voce grossa con uno Stato estero, sarebbe meglio pensassimo a metterci prima in regola con noi stessi». Nel merito, secondo il senatore centrista, «in assenza di una delibera che ne imponesse la presenza, non vedo il problema nella decisione del sindaco di Trieste di rimuovere lo striscione. Un conto è il diritto alla verità della famiglia Regeni, e di altre famiglie che chiedono giustizia senza che per le loro vittime vengano appesi striscioni, altro è un’inutile diatriba politica».
Trieste, il sindaco fa rimuovere lo striscione per Giulio Regeni
Di «inutile», osserva Marini, c’è stata la mozione dei capigruppo. «Anzi, direi anche dannosa visto quello che ne è conseguito - aggiunge il consigliere azzurro -. Purtroppo sono stato buon profeta, ma la responsabilità è di chi ha aperto la strada a un caso che non fa onore alla città. Dipiazza? Lo conosco da più di vent'anni: Roberto mal sopporta le polemiche e ha agito d'istinto».
Non troppo diversamente la pensa un altro forzista triestino, Everest Bertoli: «Dipiazza ha fatto bene a togliere lo striscione, ma la polemica, da parte di tutti, è infantile e inutile». Nel mirino il Pd «che dimentica come nella scorsa legislatura nessuno si oppose strumentalmente alla rimozione dello striscione sui marò», ma anche un centrodestra «che non deve prestare il fianco agli attacchi né cadere ingenuamente in queste trappole. Siamo stati eletti per risolvere i problemi della città - prosegue Bertoli -, non per mettere o togliere uno striscione. Quella mozione non andava fatta, usiamo le nostre energie per altre cose».
A livello regionale, senza timore di esporsi, Savino non nega a sua volta che mozione e rimozione sono stati atti inopportuni: «Non era necessario togliere quel simbolo - afferma la segretaria di Fi Fvg -. Non sarà servito ad avvicinare alla verità sul caso Regeni, ma non dava nemmeno fastidio». Dopo di che, rivolta alla mamma di Giulio, «è comprensibile il dramma che quella signora passa, giusto continuare a chiamare in causa i vertici del Paese per ottenere giustizia. Come per i marò, qualsiasi cittadino italiano va tutelato dallo Stato». Il mal di pancia per lo striscione ritirato a palazzo è anche di Alessandro Colautti: «L'autonomia del sindaco è indubbia, ma avrei atteso senz’altro la discussione della mozione in aula». Meglio attendere, insiste il capogruppo del Nuovo centrodestra in Regione, «anche per evitare di appiattirsi su una vicenda che sembra patrimonio solo di una parte politica, abile a far vedere il centrodestra, cosa non vera, come uno schieramento superficiale e insensibile».
A quella parte politica ribatte molto più duramente il segretario regionale del Carroccio. «Incredibile che il Pd, per attaccare il Comune dopo averlo perso, strumentalizzi la morte di un ragazzo e la sofferenza di una famiglia - dichiara Fedriga - . Anziché chiedere a chi ha responsabilità di fare presto per arrivare alla verità sulla tragica morte di Regeni, i dem mostrano la loro bassezza discutendo per due giorni di uno striscione. Bene ha fatto il sindaco a rimuovere il pretesto di una orrenda strumentalizzazione».
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