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Donne vittime di violenza “escluse” dall’Ater

Centri di assistenza in rivolta: «Il nuovo regolamento regionale non agevola l’accesso. Va cambiato»

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Le donne vittime di violenza di genere faticano ad avere uno spazio loro riservato all’interno del nuovo regolamento Ater. È quanto sta andando in scena all’interno della Quarta commissione del Consiglio regionale, incaricata di esaminare il nuovo testo. Al momento, infatti, il regolamento prevede, al punto C del quinto comma dell’articolo 6, che l’Ater «possa» prevedere «una riserva degli alloggi a concorso in misura non inferiore all’1% per le persone vittime di violenza oggetto di segnalazione da pubbliche autorità».

Si tratta di una formula vaga, che secondo il coordinamento regionale dei Centri antiviolenza sulle donne finisce per annacquare il problema, mettendo in secondo piano l’aspetto di genere della violenza. Riservando la segnalazione alle «pubbliche autorità», inoltre, finisce per escludere proprio il sistema di aiuto che opera in Regione. Ecco perché nei giorni scorsi la coordinatrice dei Centri antiviolenza aderenti all’associazione D.I.Re., Imma Tromba, ha scritto una lettera alla Regione e al presidente della commissione, il consigliere democratico Vittorino Boem.

Tromba ricorda che la Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia nel 2013, indica una definizione precisa del fenomeno della violenza contro le donne, nonché la messa a disposizione di servizi di supporto alle donne al di là della volontà della vittima di intentare un procedimento penale. Due precisazioni importanti perché da un lato prevedono l’esplicita menzione della violenza di genere, dall’altro includono aiuti anche per donne che non abbiano avviato un'azione legale. Tromba chiede quindi di modificare l’articolo 6 «utilizzando la corretta definizione di vittime di violenza di genere e prevedendo la certificazione di tale stato delle cose, da parte dei servizi sociali dei Comuni di residenza ovvero dai centri antiviolenza e case rifugio inserite nella mappatura del Dipartimento per le Pari opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri».

Dibattuto anche un altro articolo, il numero 8, intitolato “elementi indicativi dello stato di bisogno”. Il testo elenca dalla lettera “a” alla “l” una serie di soggetti le cui caratteristiche peculiari conferiscono un migliore punteggio in graduatoria. Vi troviamo famiglie numerose, giovani, genitori single, anziani, persone colpite da sfratto e così via. Mancano le donne vittime di violenza di genere. Scrive ancora Tromba: «Chiediamo l’inserimento all’articolo 8 della lettera “m”, donne inserite nei percorsi di protezione relativi alla violenza di genere». Il regolamento tornerà in commissione la prossima settimana. Le richieste dei Centri sono state fatte proprie anche da Cgil e Sunia. Misure analoghe sono già operative in Trentino ed Emilia Romagna, e rientravano anche negli intenti della giunta Fvg, come annunciava nel 2015 l’assessore Mariagrazia Santoro. Ma paiono essersi persi per strada.

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