Il cinema “invisibile” spegne le luci
Chiude dopo 3 anni la sala in via dei Fabbri. L’ex gestore Brizzi: «Inutile proseguire. Non c’è interesse»

In via dei Fabbri scompare il cinema. La sala del teatrino della Contrada, dopo tre anni di gestione corsara da parte di Isidoro Brizzi, ha chiuso a fine agosto in silenzio. Nell’indifferenza. Senza clamore. «Non c’è niente da dire. Non era il caso di continuare oltre. Non va e basta. Inutile fare casini» spiega Brizzi, che ha già cancellato ogni traccia del cinema in via dei Fabbri e persino oscurato la pagina Facebook
«Prosegue l’attività del teatro per bambini ragazzi della Contrada. La programmazione continua. Si ferma solo il cinema. E senza rimpianto», racconta Brizzi, che aveva preso in gestione la sala nel 2013 in abbinata con l’Ariston per farne uno spazio dedicato al cinema indipendente e in lingua originale. “Ariston dei Fabbri” è stato il primo nome dato alla sala. L’avventura era partita il 2 maggio con “Blue Valentine” di Derek Cianfrance, un film capolavoro mai uscito a Trieste. «Chi me lo fa fare? Non lo so neanche io. Credo che Trieste meriti qualcosa di più come offerta cinematografica, Voglio mostrare anche qui il cinema invisibile», dichiarò allora. E a forza di cinema “invisibile” il Cinema dei Fabbri si è consegnato all’invisibilità. Gli ultimi film proiettati a fine agosto, prima della chiusura, sono stati due documentari: il tedesco “Un ultimo tango” di German Kral e il rumeno “Chuch Norris Vs Communism” di Ilinca Calugareanu. «Forse non funziona la lingua originale. Inutile continuare. Se non funziona, non funziona. Inutile fare polemiche. Non è successo nulla di strano. Ho detto basta. Credo che vada bene così. Sono tranquillo e sereno», racconta Isidoro Brizzi che getta la spugna dopo trent’anni vissuti in cabina di proiezione.
Un caso unico. Brizzi ha cominciato da piccolo con il mitico Lumiere di via Flavia dove è entrato nel 1982 rimanendovi per 16 anni. Nel 2003, dopo un passaggio al Cristallo di Grado, ha preso in gestione il cinema d’essai Ariston di viale Romolo Gessi. Un’esperienza durata fino al 2014, tra alti e bassi. Nel 2006 lo trasformò per protesta in un cinema porno.
«Sento il piacere e il dovere di salutarlo pubblicamente e ringraziarlo per le belle serata che ci ha fatto passare con gentilezze e competenza», scrive una spettatrice. «Non posso che parlare bene di Isidoro Brizzi, che voglio ringraziare per quello che ha fatto ai Fabbri - premette Livia Amabilino, presidente de La Contrada che è proprietaria del Teatro dei Fabbri-. Non entro nel merito della sua scelta. Proveremo a tenere agganciate al teatro le rassegne di cinema che ospitava come quella dell’associazione italo americana di Trieste e magari altre collegate ai festival di cinema triestini. Ma è ancora tutto da vedere». Per ora si spegne lo schermo dei Fabbri e si alza il sipario sulla scena del teatri ragazzi. «Considero la mia sala “uno spazio” dedicato al cinema invisibile e ad altre molteplici attività alla parti di altre grandi città. E Trieste è una grande città di cultura», raccontava in una lettera Brizzi ricordando «le piccole sale con le sedie in legno, il sonoro monofonico, gli schermi ingialliti dove per la prima volta molti hanno scoperto Wenders, Fassbinder o Herzog». Herzog chi? Trieste era una grande città di cultura.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
I commenti dei lettori