Trieste, valzer di finti licenziamenti per conquistare il bonus
Sequestrati 177mila euro di fondi regionali. L’accusa: aver chiuso e riaperto contratti ottenendo finanziamenti non dovuti

TRIESTE Un trucco semplice ed efficace per abbassare il costo del lavoro a spese della Regione: assumere e licenziare per poi riassumere nuovamente lo stesso dipendente. In questo modo si riesce a raddoppiare o addirittura triplicare il contributo destinato ai disoccupati. Insomma, ancora furbetti.
Nei guai sono finiti i titolari di quattro ditte triestine che si occupano dal recupero di anni scolastici ai corsi di lingua, dalle consulenze imprenditoriali a quelle fiscali. Si tratta di Ludmilla Lorenzon, 38 anni, Piero Righi, 53, Claudio Lorenzon, 69, e Nicola Ivano, 41.
Per loro il pm Cristina Bacer, il magistrato titolare delle indagini, ha chiesto e ottenuto dal gip Laura Barresi il sequestro preventivo di complessivi 177mila euro. Soldi che i quattro imprenditori avrebbero incassato - come agevolazioni - dalla Regione, senza averne alcun titolo. Col trucco appunto di far passare da ditta in ditta gli stessi dipendenti che però, in realtà, continuavano a lavorare nella stessa azienda.
Coinvolte nell’inchiesta scattata dopo una serie di controlli ioncrociati della guardia di finanza la Sayes srl, che si occupa di consulenza fiscale e ha sede in viale XX Settembre 32, il Centro studi Rossetti srl, che gestisce corsi di recupero degli anni scolastici e si trova in via Rossetti 8, l’Associazione Unicum Centro studi, già British institute, che organizza tra l’altro corsi di lingue e si trova sempre in via Rossetti 8, e la ditta di consulenza dedicata agli imprenditori Unica & partners che ha sede in viale XX settembre 32.
Tutto è nato dalla legge regionale numero 18 del 2005, in base alla quale venivano di volta in volta concesse sovvenzioni per promuovere l’occupazione giovanile e l’inserimento nel mondo del lavoro di persone ritenute in una situazione di svantaggio occupazionale.
In una parola, fin troppo usata, disoccupati. I finanzieri hanno scoperto che il 13 maggio 2010 Claudio Lorenzon, legale rappresentante del Centro studi Rossetti, aveva presentato una domanda alla Direzione regionale del lavoro per ottenere le sovvenzioni di legge previste a favore dell’impegata Loredana O.
E per questo era stato erogato il contributo di novemila euro. Ma da un controllo successivo era emerso che la stessa impiegata era stata dipendente fino al 4 maggio dello stesso anno della società Sayes. Insomma, Loredana O. era stata disoccupata formalmente appena nove giorni. Ma in realtà aveva continuato a lavorare per la Sayes con le stesse mansioni e nello stesso ufficio.
In breve, scoperto il trucco da parte dei finanzieri, sono stati accertati molti altri casi analoghi. Come quello di Paolo P., formalmente disoccupato per 11 giorni. E di fatto in servizio sempre al Centro studi Rossetti. Contributo erogato: seimila euro. E ancora il caso di Cristina C., già dipendente della Sayes poi “transitata” all’Unicum.
Questi e altri dipendenti hanno continuato fino al 2013 il giro di valzer delle finte assunzioni di ditta in ditta intervallate da brevissimi periodi di disoccupazione. Ottenendo così a ogni “step” il contributo a favore della ditta. Che in un caso è arrivato anche a 12mila euro.
In totale il conto dei contributi illegittimi ammonta, come detto, a 177mila euro. Soldi che la Regione ha pagato per favorire le assunzioni di chi aveva bisogno. Ma che in realtà sono finiti nelle tasche dei quattro imprenditori. Ai quali ora è stato applicato il sequestro preventivo dei beni.
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