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La condanna al terrorismo dei musulmani di Trieste

Centinaia di fedeli in preghiera per la fine del Ramadan. Nelle parole dell’imam l’appello alla pace

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I componenti della comunità islamica in preghiera al PalaRubini per la fine del Ramadan (foto Silvano) 

TRIESTE «Fratelli, la nostra religione è ostaggi di gruppi criminali che compiono atti di terrore. Noi dobbiamo condannare questi atti che distorcono la nostra fede di amore e misericordia». Con queste parole l'imam Nader Akkad si è rivolto alle centinaia di fedeli musulmani riuniti ieri mattina in preghiera al PalaRubini per la festa della fine del digiuno, che chiude il mese sacro di Ramadan.

Un concetto ripreso anche dal presidente della Comunità islamica triestina Saleh Igbaria: «Atti come quelli di Dacca o di Medina dimostrano che i terroristi sono andati completamente oltre ogni limite. Non possiamo accettare chi predica simili cose».

Pur essendo una giornata di festa, l'incontro di ieri era velato comunque di amarezza: «In Bangladesh abbiamo visto come tanti terroristi non siano spinti dalla povertà - ha detto Igbaria -, ma dall'assenza completa di valori. Crescono pensando che il prossimo, il povero, lo straniero, non sia nemmeno un essere umano. Tanti Paesi islamici hanno pensato troppo a costruire grattacieli invece che cultura». Un messaggio che Igbaria ha sottolineato con forza anche parlando con i media.

La preghiera è iniziata attorno alle 9.30. Davanti era schierato il gruppo molto nutrito degli uomini, provenienti dalle più disparate parti del mondo: Africa subsahariana, Asia centrale, Medio oriente, Balcani. Dietro pregavano le donne in compagnia dei bambini, spesso avvolte in veli e vestiti colorati.

La cerimonia è stata preceduta dai saluti delle autorità. Il Comune era stato invitato ma non è intervenuto. È arrivata invece la presidente della Provincia Maria Teresa Bassa Poropat, che ha portato un saluto istituzionale. Oltre a lei hanno tenuto dei brevi discorsi don Roberto De Rosa, in rappresentanza della Diocesi, e un membro del gruppo di dialogo interreligioso.

Poi l'imam Akkad ha tenuto il suo sermone, in arabo e italiano: «Qui a Trieste troviamo una pace di cui avremmo bisogno nei nostri Paesi. La parola di Dio ci spinge a essere cittadini attivi, a dare un contributo a questa bellissima città: un contributo di lavoro ma anche di solidarietà». Akkad ha poi condannato gli episodi di terrorismo dei giorni scorsi. L'ultimo passaggio è stato sul nuovo centro islamico di via della Maiolica: «Finalmente abbiamo una nuova e bella sede di cui siamo molto contenti».

Conclusa la parte di preghiera, tutti si sono poi riuniti nella sala adiacente dove si è tenuto il consueto banchetto a base di dolci e bevande: è il momento che segna la rottura del digiuno.

Quest'anno, però, in Friuli Venezia Giulia come in altre regioni le comunità islamiche hanno festeggiato in giorni diversi. A Udine, ad esempio, la rottura del digiuno si celebrerà oggi. Igbaria ha spiegato perché: «Esiste un Consiglio europeo dei sapienti musulmani che, attraverso una fatwa, decide l'inizio e la fine del Ramadan». Basandosi sul calendario lunare, il mese sacro va ricalcolato di volta in volta, a seconda anche della posizione geografica.

«Molte comunità però non vogliono accettare la fatwa del consiglio e usano le date di riferimento dei loro Paesi di origine, ma questo è sbagliato», commenta Igbaria. Ecco perché anche a Trieste molti non hanno preso parte alla cerimonia. «Ad esempio tanti afghani, pakistani e bengalesi preferiscono seguire le date dell'Arabia saudita - dice il presidente dei musulmani triestini -. Ciò perché, dobbiamo riconoscerlo, quel Paese ha un peso economico e al contempo un ruolo religioso importante in alcune parti del mondo. Ma qui non siamo in Arabia saudita».

Il risultato è che in tutta Italia la più importante festività islamica è stata festeggiata un po' a macchia di leopardo: «Ma nella nostra religione la cosa più importante è l'unità - conclude Igbaria -. Meglio sbagliare restando uniti che dividersi portando solo qualcuno a fare la cosa giusta».

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