Il professor Luciano Mutti, ieri mattina, ha fornito un dettagliato excursus sulle ricerche dedicate al mesotelioma, coinvolto peraltro in tre gruppi di lavoro internazionali. Ha illustrato gli studi in corso e quelli eseguiti a fronte di risultati utili a poter tradursi in percorsi terapeutici. La ricerca sta andando avanti. Ma di mezzo ci sono i costi e le strategie produttive delle case farmaceutiche che contribuiscono a dilungare i tempi per poter addivenire a risposte curative innovative. Mutti ha passato in rassegna le diverse e complesse sfaccettature della ricerca scientifica, soffermandosi sulla genetica, la chemioterapia, l’immunoterapia, gli inibitori dei fattori di crescita del tumore. Ha sottolineato: l’approccio della ricerca non può che essere globale. La focalizzazione specialistica, se può essere importante, non è esaustiva e comunque va contestualizzata in un quadro generale. Il professor Mutti ha osservato: «La storia dei tumori legati all’amianto è esemplare, fatta di errori, eccessi di ottimismo e di pessimismo. L’errore maggiore è stato quello di considerare il mesotelioma un tumore come gli altri». E ha aggiunto: «In questa realtà noto una sensibilità costruttiva, che tenta di trovare risposte. Ciò anche grazie al sostegno delle istituzioni pubbliche, che è fondamentale». Ha fatto anche riferimento al dramma amianto in Asia, in India in particolare, in Canada, dove ancora l’amianto non è stato bandito, e ha osservato: «Nei prossimi anni il problema dell’amianto non sarà più locale ma mondiale». Il sindaco Silvia Altran, in apertura dei lavori, ha dichiarato: «Si tratta di un momento importante perchè la nostra città si pone come punto di aggregazione delle energie dei diversi soggetti pubblici e privati (a cominciare dall’Università di Trieste con la quale abbiamo stipulato una convenzione per gli studi delle malattie asbestocorrelate), mettendo in collegamento risorse esistenti e future nel campo della ricerca internazionale e le istituzioni locali, in primis la Regione e l’Azienda sanitaria».
La ricerca tra spinte e frenate
Il monito del professor Mutti: «In futuro problema non più locale, ma mondiale»