In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

La mobilitazione di Trieste guidata dalle Penne nere

L’intera città si riversò nelle strade. In pochi giorni partì la macchina della solidarietà L’asilo di Artegna costruito grazie a una sottoscrizione promossa dal “Piccolo”

2 minuti di lettura

di PIERLUIGI SABATTI

Le 9 di sera. Siamo tutti in piedi in una piccola aula della British School al piano terra di via Torrebianca. La lezione è finita. Il pavimento trema. Ci guardiamo l'un l'altro, qualcuno mormora: «. Terremoto?». Tutti guardiamo il teacher, che risponde: «Earthquake». E tutti replichiamo in coro, disciplinati: «It's an earthquake». Usciamo e qualcuno dice: «Sarà successo in Slovenia».

In strada mi rendo conto che la scossa è stata molto più forte di quanto l'avessimo avvertita in classe: vie e piazze sono piene di gente, qualcuno è anche in pigiama e vestaglia. Cresce l'ansia. Telefono ai miei da una cabina. Non risponde nessuno. Percorro tutto il centro da via Torrebianca fino a via dell'Istria, dove, all'inizio, incontro i miei genitori. Mi calmo. La serata è caldissima, sembra piena estate. La gente si scambia esperienze e impressioni. I racconti si inseguono: «Il lampadario tremava così forte che temevo venisse giù». «La "vetrina" si è spalancata e tazze, piatti e bicchieri sono finiti a terra in mille pezzi».

Arrivato a casa comincio a telefonare al Piccolo, ai vigili del fuoco, ai vigili urbani, al Geofisico. Tutti i centralini sono intasati, mi rendo conto che è impossibile avere notizie. Non c'erano i cellulari.

Chiamo gli amici e qualcuno, che è in contatto con un radioamatore, rivela: «Pare che sia in Friuli». Accendo il televisore: niente. La radio: niente. Mi sintonizzo su Radio Sound. Ed ecco le prime notizie, frammentarie, raccolte dai radioamatori. Comincia una diretta andrà avanti per giorni. Come hanno ricordato su queste pagine Enzo Angiolini, oggi architetto, e Giovanni Marzini, oggi giornalista della Rai: «Abbiamo cominciato a raccogliere informazioni, soprattutto dai radioamatori, e a diffonderle tranquillizzando gli ascoltatori, che pensavamo pochi, invitandoli ad andare in luoghi aperti e lontani da pericoli di crolli. A mezzanotte le piazze della città erano piene di gente, e molti sentivano Radio Sound. Fu allora che capii la grande responsabilità di dare notizie alla radio...».

La mobilitazione in città fu enorme. Cominciarono i radioamatori che diedero a forze di polizia, autorità e mass media le notizie in diretta e chiesero ai loro colleghi delle zone colpite di che cosa avessero bisogno. Quella lunga notte, senza che i protagonisti lo sapessero, nacque la Protezione Civile, che si sarebbe poi sviluppata proprio sull'esperienza del terremoto in Friuli.

E subito di mossero gli alpini. Racconta l'ingegner Aldo Innocente, imprenditore edile e consigliere dell'Ana (Associazione nazionale alpini): «La mia prima preoccupazione furono i miei dipendenti friulani. Volevo andare a cercarli ma fui convocato da Edi Furlan, presidente dell'Ana cittadina. Andammo a Gorizia dove si avviò il coordinamento con le altre sezioni della regione per allestire i campi per i terremotati. Ne furono realizzati dodici. Poi da tutta Italia e dall'estero accorsero migliaia di penne nere, guidate dal presidente nazionale Franco Bertagnolli. Gli alpini si meritarono sul campo la stima del Senato americano che stanziò 60 milioni di dollari, e li affidò alla loro gestione. Non un dollaro andò disperso; anzi, a questo contributo e a quello giunto dagli alpini di tutta Italia e del mondo, i volontari dei cantieri aggiunsero migliaia di ore di lavoro gratuito nella ricostruzione di scuole, case, chiese».

L'Ana di Trieste raccolse denaro tra soci e simpatizzanti e avviò la realizzazione del campo di raccolta di Attimis dotandolo di tutto il necessario: tende, coperte, cucine da campo, materiali, generi di conforto, spargendo disinfettanti per evitare le epidemie, viste le temperature oltre i trenta gradi e le salme insepolte.

Alla gara di solidarietà parteciparono in tanti: parrocchie, imprese, enti: "Il Piccolo" promosse una sottoscrizione grazie alla quale venne costruito l'asilo di Artegna, l'Istituto di storia della Resistenza, diretto dal professor Miccoli, inviò alcuni suoi ricercatori a far scuola ai bambini terremotati. Studenti, operai, colletti bianchi si mossero subito in una gara di solidarietà che fece sentire la regione unita. Poi fu un'altra storia.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

I commenti dei lettori