In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Scappano dalle guerre e sono malati. Gli ospedali da campo allestiti alla meno peggio nelle tendopoli non bastano per curarli, tanto meno a dar loro una speranza di vita. Possono forse avere la fortuna di sopravvivere alle guerre, ma non alle gravi malattie che li colpiscono, a volte fin dalla nascita. Nei loro paesi d'origine manca tutto: medicinali, strutture mediche adeguate, personale sanitario. In questo drammatico contesto, una goccia nell'immenso mare dell'emergenza è rappresentato dalla Fondazione Luchetta che opera a Trieste da oltre vent'anni: la sua mission, offrire una possibilità, un appiglio, una chance a qualcuno di questi sfortunati.

Come è successo ad Hathal, il piccolo bimbo yazida sopravvissuto al genocidio compiuto in Iraq dall'Isis. Da poco ospite della Fondazione, è stato operato nei giorni scorsi. Intervento riuscito. Come lui, in 22 anni di attività sono stati curati quasi 700 bambini. Ma tanti altri hanno ancora bisogno di cure, di un posto sicuro dove riceverle, di una casa dove dormire mentre seguono la loro terapia. E la "casa" che in questi anni ha ospitato centinaia di bimbi, da qualche mese è diventata di proprietà della Fondazione. Il centro di prima accoglienza di via Valussi a Trieste, sede storica, era in concessione dalla Provincia (proprietaria dell'immobile) sin dal 1998. Lo stabile, ristrutturato dalla stessa Fondazione e trasformato in un funzionale centro di accoglienza con mini-appartamenti per piccoli nuclei familiari, adesso è di proprietà della onlus triestina attraverso un mutuo pluriennale acceso per l'acquisto. Molti i modi per aiutare questo progetto: oltre al sito www.fondazioneluchetta.org, per saperne di più seguite a Link gli incontri organizzati dalla Fondazione.

I commenti dei lettori