Bandelli chiude a Dipiazza: «Ha fallito come leader»
Il leader di Un’Altra Trieste: «Doveva convocarci il 29 febbraio. Ormai è tardi». L’Udc di Sasco minaccia di mollare l’ex sindaco a causa dell’alleanza con la Dc

TRIESTE L’ultima chiamata per il centrodestra resta senza risposta. Roberto Dipiazza, nato leader (secondo una sua autodefinizione), si scopre nudo. Senza più leadership da esibire in pubblico. Qualcuno sta ancora aspettando la riunione del tavolo unitario promesso nell’anno bisesto del centrodestra. «Il 29 febbraio, presente il direttivo congiunto di Un’Altra Trieste, Trieste Popolare e Italiani di Trieste (una quarantina di persone), il presunto candidato sindaco si prende l’impegno di convocare il tavolo entro una settimana per parlare di programma. Da allora più visto nè sentito. Anzi il presunto decide di presentare la sua candidatura con la coalizione senza neppure invitarci», attacca furioso Franco Bandelli, che non nomina mai il candidato per cui si era speso fino al 29 febbraio e che ora non vorrebbe nemmeno vedere dipinto.

Altro che strapuntini garantiti in lista prima promessi e poi diventati proibiti. «Questo tipo di atteggiamento è offensivo per noi ma soprattutto per i triestini», spiega il leader offeso a morte di Un’Altra Trieste. «In tutto questo tempo non hanno mai esposto un solo rigo di programma» aggiunge Bandelli impegnato a sostenere la lista Un’Altra Trieste Popolare che candida sindaco la compagna Alessia Rosolen, unica donna in corsa alle amministrative triestine di giugno. «Da sabato abbiamo cambiato registro. Lasciamo a loro questa squallida contabilità su posti e incarichi. Argomenti che non ci interessano. Il presunto ragionamento sui posti in lista è solo fumo gettato negli occhi dei triestini per nascondere i problemi interni a una coalizione. La verità è una sola: lo scarso e nullo spessore da leader di chi doveva unire il centrodestra e ha clamorosamente fallito» chiude “alla Totò” Bandelli. Leader si nasce e Dipiazza modestamente “non lo naque”.

La lista Dipiazza, intanto, che non avrebbe dovuto avere infiltrati di nessun tipo, si prepara ad accogliere candidati di Italia Unica di Corrado Passera (che a Milano ha ritirato la sua candidatura a favore di quella di Parisi), di Idea Identità e Azione di Gaetano Quagliarello e probabilmente di una fantomatica Democrazia cristiana. Fulvio Servo, referente di Italia Unica, è da settimane che twitta il simbolo della Lista Dipiazza. Del resto l’attuale compagna dell’ex sindaco, Claudia D’Atri, è stata la prima portavoce di Italia Unica a Trieste. «Difficilmente la Dc che non esiste più avrà la forza di fare una propria lista. Probabilmente tenterà di mettere un paio di iscritti nella civica di Dipiazza» fa sapere il capogruppo della Lega Nord Massimiliano Fedriga che fatica a far digerire al suo movimento un’alleanza da Prima Repubblica. «Se ho detto di no al presidente Berlusconi sulla fusione tra Forza Italia e la Lista Dipiazza figurarsi se vado a fare una fusione con gli altri. Mi sembra inopportuno. Io ho una parola sola. La coalizione è aperta a tutti, ma ognuno con i propri simboli e le proprie liste» sono le ultime parole famose di Dipiazza sulla inviolabilità della sua lista civica diventata, dopo il veto posto a Un’Altra Trieste e Trieste popolare, un contenitore buono per tutte le stagioni. Eccezioni che confermano la regola.
L’arrivo della Dc rischia di cacciare l’Udc (di cui ha fatto parte anche Carlo Grilli esponente della Lista Dipiazza) che ha come simbolo lo stesso scudocrociato. «Il candidato sindaco Dipiazza ha annunciato pubblicamente un accordo elettorale che prevede l’ingresso nella sua lista civica di un fantomatico partito denominato Dc capitanato da tale Angelo Sandri. Dipiazza, con tale gesto, sconfessa politicamente vent’anni di comune attività nell’ambito amministrativo cittadino» denuncia Roberto Sasco, segretario provinciale dell’Udc. «Con tale gesto viene leso un rapporto fiduciario da noi sviluppato con coerenza e responsabilità. Viene viceversa annunciato un patto con un “cespuglietto” che non ha nessuna presenza significativa nella società locale. L’Unione di centro, come sua tradizione, ricercherà le intese su base programmatica, presentando un serio programma di sviluppo sociale ed economico della città di Trieste, in particolare per superare l’emergenza occupazionale, vero dramma dei tempi attuali» spiega Sasco che annuncia il possibile passaggio all’altro centrodestra che candida sindaco Alessia Rosolen. Uno scudocrociato per uno non fa male a nessuno.
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