In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

La “star” Di Maio unisce Roma e Trieste

Il big grillino lancia la corsa di Menis: «Vincere qui non è meno importante che espugnare la capitale»

2 minuti di lettura
Luigi Di Maio al suo arrivo a Trieste con Paolo Menis (foto Bruni) 

TRIESTE «Trieste non è meno importante di Roma». Luigi Di Maio non ha ancora messo piede piede al Savoia Hotel Excelsior di Trieste che chiarisce il senso delle prossime amministrative per il Movimento 5 Stelle. «Città come Roma, Milano, Trieste, Torino, Napoli sono il centro nevralgico degli interessi dei partiti tradizionali. Più città prenderemo e più indeboliremo questi partiti per dare a loro quel colpo finale alle elezioni politiche. Siamo l’unica discontinuità in questo momento» detta alle agenzie il vicepresidente della Camera accompagnato da Paolo Menis, candidato sindaco del M5S.

Di Maio è il primo leader nazionale a farsi vivo a Trieste per le amministrative del 5 giugno. E pure il secondo si annuncia a 5 Stelle. Domenica prossima sarà a Trieste, alle 11 in piazza della Borsa, il deputato Alessandro Di Battista, un altro componente del direttorio del M5S. Si fa sul serio, insomma.

Di Maio è una vera star del movimento. Arriva da Latisana bordo dell’utilitaria di Menis («Posso testimoniare che non usa l’auto blu»). Solo posti in piedi nella sala del Savoia Excelsior. Una marea di giovani. «Ti voglio bene Luigi» urla una fan. «Anch’io» replica lui. Risulta arduo (o meglio inutile) il lavoro di Flavio Furian, uno dei mattatori del Pupkin Kabarett, chiamato a condurre la serata. «Mi hanno scelto perché sono un comico, credo sia nel dna del movimento» scherza il presentatore.

«Di Maio mi ha versato l’acqua» annuncia interrompendo Menis. «Ho solo versato l’acqua, non l’ho trasformata in vino» replica subito il messia pentastellato. Molto si rivolgono a lui come al futuro Presidente del Consiglio. Molto più giovane dell’autonominato Matteo Renzi. Di Maio, 29 anni, impressiona persino Menis che va per i 44 anni e che potrebbe diventare il più giovane sindaco della storia di Trieste («Sembro più giovane»).

E il programma? C’è l’impianto siderurgico di Servola? «Per risolvere la questione Ferriera servono le palle. Un sindaco deve saper rischiare e non nascondersi dietro la legge». C’è poi la questione del referendum tradito sull’acqua. «È da un anno che aspettiamo i costi per ripubblicizzare il servizio a Trieste dopo la fusione di AcegasAps con Hera» aggiunge il candidato sindaco.

C’è il fallimento delle Coop Operaie avvenuto nell’indifferenza del Consiglio comunale. «Quando abbiamo posto il problema ci hanno offerto un porto in cda». E ora c’è anche la “mina” della Fondazione CrTrieste pronta ad esplodere: «Un polverone è in arrivo, ma nessuno ne parla. Dovrà svalutare il valore patrimoniale di 70 milioni». E, infine, c’è il piatto forte del Porto vecchio. Il M5S va decisamente controcorrente rispetto alla sdemanializzazione in corso.

«Una vera sfida. L’area, che rappresenta un settimo della città, va recuperata. Ma bisogna fare chiarezza sul suo riuso. La priorità è quella di potenziare lo strumento del Punto Franco internazionale previsto dal Trattato di pace del 1947 e dal vigente Allegato VIII. Vanno fatti i decreti attuativi. Non possiamo farci delle residenze. La cosa certa è che non deve essere il consulente chiamato da Cosolini (il sindaco del Pd, ndr) a decidere cosa fare del Porto Vecchio» aggiunge Menis bocciando senza appello l’advisor Ernst&Young.

All’interno della sala fa capolino anche la spaccatura del movimento che ha portato alla comunarie online e alla vittoria di Menis su Paola Sabrina Sabia. «In cosa siamo diversi se da 5 mesi non vediamo un verbale di assemblea?» denuncia un attivista. Di Maio soprassiede e Menis chiude sul nascere la polemica: «Pensavo che avessimo già superato la divisione con il voto. I gruppi di lavoro sono aperti».

In mattinata la cittadina Sabia aveva postato un messaggio di pace in vista dell’incontro con Di Maio: «Cittadina in prima fila. In prima fila per far crescere ancora il M5S e arrivare alla vittoria alle amministrative». Ieri sera invece si è ritrovata tagliata fuori: «Una cosa indegna. Non ci mandano l’email, non ci fanno sapere dove fanno le assemblee. Ci impediscono di fare campagna elettorale. Mi sono rotta. Voterò il M5S e poi torno a fare l’architetto».

E magari la moglie dell’europarlamentare Marco Zullo. «Il movimento esiste finchè rispetta le regole che si è dato. La nostra forza non sono le persone ma le regole» sentenzia alla fine Di Maio. Regole come quella dei due mandati. «Noi non lavoriamo per la ricandidatura» spiega Menis che se sarà eletto potrà fare il sindaco solo per 5 anni. Finirà prima dei cinquanta.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

I commenti dei lettori