Muggia, sequestrò e violentò la ex, condannato
Venti mesi a un ventunenne che picchiò e costrinse la convivente a un rapporto sessuale in un’abitazione di Muggia

TRIESTE. Assolto dall’accusa di stalking, ma condannato a un anno e 8 mesi per violenza sessuale. Si chiama Flamur Beriha, 21 anni, kosovaro, abitante a Muggia. A pronunciare la sentenza il giudice Filippo Gulotta che ha presieduto il collegio composto da Enzo Truncellito e Massimo Tomassini.
L’episodio porta la data del 13 febbraio dello scorso anno. Berisha aveva sequestrato nel suo appartamento di Muggia la ex convivente, una giovane donna di origine russa. Ha chiuso a chiave la porta d’ingresso dell’appartamento e poi, dopo averla picchiata, l’ha spinta nella camera da letto dove l’ha costretta a subire un rapporto sessuale.
È stato di una brutalità inaudita: stando all’accusa, per costringerla a subire la violenza le ha piazzato una ginocchiata allo stomaco, le ha tappato la bocca per impedirle di urlare e le ha bloccato il braccio in modo da fermare qualsiasi tentativo di difesa.
I giudici - che hanno applicato la sospensione condizionale della pena - hanno ritenuto l’episodio della violenza sessuale (poi denunciata dalla donna) assolutamente non connesso alle numerose persecuzioni. Accuse per le quali il giovane kosovaro è stato invece assolto perché il fatto non sussiste.
È stata accolta in sostanza la ricostruzione del pm Pietro Montrone che, al termine della sua requisitoria, ha chiesto l’assoluzione proprio per le accuse di stalking ma la condanna per la violenza sessuale alla pena di 2 anni e 7 mesi. Il difensore, l’avvocato Alessandro Carbone, si è battuto per la completa assoluzione del suo assistito non ritenendo vi fossero elementi sufficienti a dimostrare le prove.
Flamur Berisha che attualmente si trova sottoposto all’obbligo di dimora nell’abitazione di un parente in provincia di Bergamo, era stato arrestato e messo ai domiciliari nella casa di Muggia nel mese di marzo dello scorso anno su ordine del gip Laura Barresi che aveva accolto le richieste del pm Montrone, secondo cui sussisteva un evidente pericolo di reiterazione del reato.
La vittima, anche in quest'ultimo caso triestino, ha sempre cercato di minimizzare. E l’ha fatto sperando che ogni episodio fosse effettivamente l’ultimo, sebbene si fosse dovuta presentare decine di volte al pronto soccorso. In quei casi aveva sempre dichiarato che le lesioni erano dovute a cause accidentali. Non solo. Già nel mese di ottobre del 2014 Berisha si era visto notificare un foglio di via del prefetto ma non aveva obbedito alle disposizioni. Anzi, all’opposto, si era scatenato ancor di più contro la sua ex. Arrivando al punto di violentarla. «Gli ho risposto di no perché la nostra storia era finita da tempo», aveva detto la donna. Poi aveva aggiunto: «Mi ha all'improvviso preso a schiaffi al volto. Alla fine terrorizzata ho ceduto. Avevo paura che mi potesse fare ancor più del male».
Ora è arrivata la condanna.
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