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Il M5S riesuma il caso Dipiazza-Guardiella

Interrogazione sulla compravendita immobiliare del 2005 poi annullata dal giudice: «Chi paga?». L’ex sindaco: «Sono pulito»

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Roberto Dipiazza 

TRIESTE A volte ritornano. A tornare in questo caso è la vecchia storia del terreno di Guardiella, una proprietà del Comune che ai tempi del sindaco Roberto Dipiazza (2005) fu venduta al cittadino Roberto Dipiazza. La vicenda fu al centro di una causa civile che vide condannati in primo e secondo grado l’allora direttore del periodico “Il Tuono” Paolo G. Parovel e il suo editore Daniele Pertot per diffamazione nei confronti del primo cittadino del tempo.

La causa per diffamazione prosegue in Cassazione, ma nel frattempo la vicenda nel suo complesso si arricchisce di un risvolto politico: i consiglieri del Movimento 5 Stelle Paolo Menis e Stefano Patuanelli hanno infatti presentato un’interrogazione sollevando un problema. «In primo grado il giudice ha dichiarato nullo il passaggio di proprietà - spiega Patuanelli - quindi in teoria il terreno è ancora un bene comunale. Il Comune cosa ha fatto o intende fare?». Dipiazza dal canto suo ricorda a tutti di avere «la fedina penale pulita» e dice: «Se ci sarà qualcosa da dire lo dirò al Comune, non certo al M5S».

Ma partiamo dall’interrogazione. Il testo ricorda che nel 2005 Dipiazza acquistò per circa 33mila euro il terreno dal Comune. All’area fu poi dato un nuovo assetto tavolare, assieme ad altri terreni circostanti già di proprietà del sindaco. Tutta l’area fu divisa in due appezzamenti e venduta a due acquirenti, uno dei quali ha ottenuto anche lo spazio al centro del contendere: si legge nella mozione che i due soggetti «risultano essere, a seguito di accertamenti tavolari, la società Generalgiulia 2 Srl (procuratore speciale Giorgio Rossi, all’epoca assessore del Comune di Trieste)», e la «signora Garwood Andrea Wood Lippi». Generalgiulia, va aggiunto, è una società nell’orbita dell’architetto Donato Riccesi ed è quella cui è andato tra gli altri l’ex terreno comunale. Il passaggio di mano però, almeno per quanto riguarda l’ex area comunale, è nullo. Tale l’ha dichiarato infatti il giudice in primo grado (su richiesta dei legali di Pertot) e così questo specifico aspetto della vicenda è passato in giudicato. «Ci sono quindi delle responsabilità politiche da accertare - commenta Patuanelli - visto che quella alienazione fu sancita anche dall’allora Consiglio comunale e vi hanno avuto un ruolo esponenti dell’allora giunta».

Ma per i pentastellati l’aspetto primario è «la tutela del patrimonio comunale»: «In caso di nullità di una transazione sembrano esserci diverse possibilità, complicate anche dal fatto che Dipiazza ha a sua volta venduto. Cosa fa il Comune, visto che si parla di beni pubblici?». L’ex sindaco, alle prese con l’allestimento della campagna elettorale ormai prossima, dedica solo un paio di battute alla vicenda: «Se ci sarà qualcosa da dire al riguardo la dirò al Comune e di certo non al Movimento 5 Stelle. Ci tengo però a specificare che dopo 15 anni da sindaco la mia fedina penale è rimasta pulita, tanto che mi sono permesso di pubblicarla su Facebook. Sarebbe bello se tutti facessero altrettanto, almeno quelli che possono permetterselo».

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