Barriere di 6 metri in porto per il traffico di automobili
Penso (Cetal): «Servono per proteggere i mezzi e a richiederle sono gli operatori altrimenti i traffici se ne vanno». L’Aspm ha preparato il bando, presto il cantiere

Barriere di protezione in cemento armato alte sei metri per dividere l’area dei traffici siderurgici in porto da quella dedicata all’imbarco e sbarco di automobili.
In un quadro di assoluta carenza di infrastrutture dello scalo dove è ancora in stallo quella principale, ovvero l’escavo del canale di accesso, era da tempo che la Cetal, del Gruppo Grimaldi, l’operatore di traffico di automobili, chiedeva queste barriere. «Bisogna evitare le contaminazioni del materiale siderurgico con le automobili - spiega Sergio Penso, numero uno della Cetal a Monfalcone - queste protezioni si usano in molti porti e noi le abbiamo chieste perché se non si realizzano invece di acquisire nuovi traffici di automobili si perdono anche quelli che ci sono attualmente».
Richieste che sono state accolte sembra da parte della Regione che si occupa della pianificazione dello scalo e che ha affidato all’Azienda speciale porto di Monfalcone l’incarico di preparare un bando di gara per realizzare l’opera. Il bando è stato pubblicato lo scorso novembre e a breve dovrebbero partire i lavori.
«Siamo in attesa di sapere dall’Azienda speciale il nome della ditta che ha vinto il bando, ma soprattutto quando partono i lavori - aggiunge Penso - a partire dai primi di marzo infatti inizia il tour degli operatori delle varie case automobilistiche per acquisire i traffici e spero che inizino gli interventi, almeno per far vedere che non stiamo con le mani in mano ma che nel porto di Monfalcone qualcosa si muove. Basterebbe sapere che arriva almeno una barriera, la prima, e iniziare l’installazione per dare prova agli operatori che stiamo realizzando l’opera».
Nel bando di gara si parla di 360 metri totali e di un importo di lavori attorno ai 220mila euro. Ma questa struttura dovrebbe separare soltanto l’area siderurgica da quella dedicata al traffico di auto, in realtà per fare il lavoro completo bisognerebbe realizzare anche un altro lato (una struttura ad elle) e le cifre in ballo (si parla di un finanziamento regionale) raddoppierebbero (circa 500mila euro).
A momenti dunque potrebbe arrivare il via libera per un’opera attesa che permetterebbe di non far fuggire traffico e operatori nel vicino porto di Capodistria dove i traffici di automobili vanno alla grande. La stessa Cetal, come gli altri opertatori del porto di Monfalcone, lamenta da tempo la mancanza di infrastrutture e piazzali che rendono inutile gli sforzi per acquisire nuovi traffici che «non si riescono nemmeno a gestire». Ed è da tempo che la Cetal del Gruppo Grimaldi cerca di affermarsi nel traffico delle automobili, anche rosicchiando talvolta il mercato di Capodistria che ha diverse carenze logistiche (sul fronte ferroviario) e che talvolta deve cedere carichi anche a Monfalcone. Da mesi la Cetal tra l’altro gestisce il traffico delle Mercedes verso al Turchia (Capodistria ha quello verso l’Asia) e da qualche tempo c’è stato il picco di movimentazioni e l’operatore portuale ha assunto 12 persone nuove che sono state anche stabilizzate a tempo indeterminato.
Il traffico di automobili e di altri mezzi lo scorso anno è cresciuto ancora, dal terminal Cetal sono transitati complessivamente (tra sbarchi e imbarchi) 123mila 828 autoveicoli contro i 104mila 453 del 2014, con un aumento dunque del 18,55%. Numeri che potrebbero aumentare ancora quando saranno realizzate le barriere in cemento armato.
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