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Il Collio svela l’esistenza di una nuova foiba

Annuncio del presidente della Lega nazionale di Gorizia: «Trovata una fossa comune sconosciuta. Sepolte almeno 200 persone»

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Resti umani trovati all'interno di una fossa comune in Slovenia 

GORIZIA. Per il momento le forze dell’ordine hanno chiesto di mantenere il riserbo sul nome della località tra le province di Gorizia e di Udine dove si sospetta ci sia una foiba ancora sconosciuta. Le indagini sono in corso e, se i sospetti verranno confermati, dalla terra potrebbero riemergere i corpi di alcune centinaia di persone. Luca Urizio anticipa alcuni dei contenuti che svelerà questo pomeriggio in occasione della Giornata del Ricordo. Il presidente della Lega nazionale di Gorizia ne parlerà alle 17 durante la manifestazione organizzata insieme all’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia nella sala storica dell’Ugg.

A dare il via alle ricerche sono stati i documenti consultati nel corso dello scorso anno da Urizio negli archivi del ministero dell'Interno, della presidenza del Consiglio dei ministri e del ministero degli Affari esteri. Insieme ai ricercatori Ivan Buttignon e Lorenzo Salimbeni, il presidente isontino della Lega nazionale era andato in missione a Roma per tentare di fare chiarezza sulla questione delle deportazioni titine a Gorizia. L’iniziativa bipartisan era stata sostenuta dal Comune di Gorizia e dal senatore dem Alessandro Maran. A novembre Urizio aveva spiegato che le ferite di molte famiglie continuano a sanguinare e che a distanza di decenni i fatti legati alle foibe continuano ad essere fonte di strumentalizzazione politica tanto da parte della destra, quanto da parte della sinistra; e a dimostrare come ancora dividano nettamente l’opinione pubblica, puntuali sono arrivate le polemiche nate martedì dopo che la Provincia di Gorizia ha deciso di non concedere gli spazi di Palazzo Attems al convegno “11 anni di Giorno del Ricordo-Tra mistificazioni storiche e rivalutazione del fascismo”.

A promuoverlo era stato il gruppo Resistenza storica e sinistra goriziana antifascista che in una nota ha poi evidenziato: «Quella del Giorno del Ricordo è una legge profondamente ideologica. Legge che ha il suo fondamento nel revisionismo storico, nella memoria condivisa, che poi altro non è che la memoria nazionalistica di alcuni ‘eletti’ elevata a rango di verità per tutti, dogma da condividere senza alcuna critica, salvo qualche piccola sfumatura, che deve essere concessa ma che non intaccherà la mistificazione storica, la manipolazione in chiave nazionalistica e revisionistica della storia del confine orientale». Oggi la Lega nazionale avrebbe voluto chiudere la questione legata al numero dei deportati goriziani, ma il lungo lavoro di verifica dei nomi condotto assieme al Comitato dei congiunti dei deportati in Jugoslavia e non è ancora terminato.

«Darò aggiornamenti sulla lista, ma la sensazione è che la questione interessi di più nel resto d’Italia che qui», dice Urizio che poi aggiunge: «Darò anche informazioni su una nuova foiba che si trova in regione. Potrebbero esserci tra le 200 e le 800 vittime. Abbiamo acquisito delle prove e ora stanno indagando i carabinieri. Anche se si trattasse di sole 200 persone sarebbe comunque una strage, quindi la prescrizione non è applicabile. All’Unione ginnastica goriziana dirò più o meno cosa abbiamo trovato fino a questo momento. Abbiamo i nomi dei presunti colpevoli e dei possibili testimoni. Mano a mano che guardiamo i documenti, saltano fuori dettagli sempre nuovi».

Per il momento non è possibile dire chi sia stato gettato nella fosse comune. Il luogo indicato dai documenti della Farnesina è stato individuato, ma gli scavi non sono ancora cominciati. «Mi è stato chiesto di non rivelare la località perché sopra i resti umani potrebbero esserci delle armi», sottolinea Urizio che vuole evitare azioni di sciacallaggio. Nel paese dove si troverebbe la fossa comune la vicenda sembra essere nota a molti, ma l’episodio è stato rimossa dalla memoria collettiva. «Gli anziani fanno fatica a raccontare e c’è chi sa più di altri, ma molti hanno paura. Rendere pubblico questo episodio può però diventare un modo per alleggerire la coscienza dei testimoni».

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