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Muggia: stop al pallone e ai giochi, piazza Marconi “blindata”

È una disposizione del regolamento di polizia urbana in linea con l’obiettivo di tutela. Il popolo della Rete si divide

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I cartelli di divieto di praticare giochi che “arrechino disturbo” in piazza a Muggia 

MUGGIA. L’immagine di un pallone e la classica icona dell’indicatore del volume inseriti in un segnale di divieto. E una scritta inequivocabile: «È vietato praticare giochi di qualsivoglia genere che arrechino intralcio o disturbo ovvero costituire pericolo o procurare danni sulle aree pubbliche o aperte al pubblico transito».

È il nuovo cartello appoggiato a una transenna che, da qualche giorno, fa mostra di sé nell’area di piazza Marconi e piazza Galilei. Un cartello che sta facendo discutere moltissimo anche perché va ad aggiungersi alla raffica di divieti che colpiscono il “salotto buono” di Muggia.

La “novità” del divieto di giocare a pallone in piazza, in realtà, affonda le sue radici nel regolamento della polizia urbana approvato circa un anno fa. Di fronte ai numerosi episodi di bambini che giocavano a calcio, anche in tarda notte, allo scopo di evitare di applicare le sanzioni amministrative previste che variano dai 50 ai 150 euro, l’amministrazione Nesladek ha ora deciso di sistemare una segnaletica che indichi chiaramente le pene per i “trasgressori”.

Ma il web si è scatenato immediatamente con una lotta feroce tra i pro e i contro. «Più tablet x tutti, così li rincoionimo ben sti fioi... e no i ghe tira balonade...», «Auspico che i ragazzi continuino a giocare. I miei di sicuro. E siamo pronti a far piramidi di sanzioni amministrative», «Se anche le piazze si svuotano di bambini siamo mal messi. Allora silenzio, che non si disturbino le pietre» sono alcune delle frasi postate da chi si oppone al divieto. C’è anche chi ricorre alla storia: «In tutte le foto o quadro de tutti i tempi xe sempre raffigurai fioi che gioga con bale, balete, ecc... Le prossime a Muja i sarà al banco con tablet, cicca e spritz».

I fan del divieto rispondono a tono: «Stamattina per puro caso go schivà una bala lanciada da un’adulta che per poco no la me centra in faccia... e le go anche sentide perché me son lamentà», «Prova a viver in centro storico, prova dover studiar per un esame o dover star in letto e chiederghe ai putei se i pol smetteela o almeno far più pian nel zogar a balon... Vedemo che belle risposte te riceverà! Provar prima de inorridirse x sto divieto... meditare prima di parlare...».

C’è anche chi, come l’esercente Simone Viola, fa presente che il problema è uno solo: i bambini muggesani non sanno dove giocare e quindi, suggerisce, bisogna creare uno o più spazi dove possano sfogarsi. In risposta c’è chi suggerisce, ironicamente, di utilizzare come campo di calcio la futura nuova biblioteca o la rotonda di Crevatini.

Più di qualche muggesano ha pensato che il divieto fosse legato a un’ordinanza temporanea. A fare chiarezza è l’assessore alla Polizia locale Stefano Decolle: «Non si tratta di ordinanza ma di regolamento di Polizia urbana approvato dal Consiglio comunale. Non è un problema di giochi, ma se la piazza, ricordo luogo pubblico, è usata senza rispetto degli altri. Non ci saranno problemi per chi avrà rispetto degli altri. Ma, ad esempio, organizzare feste con animatori comporta richiesta di occupazione suolo pubblico».

«Se qualcuno dovesse avere qualche proposta di modifica mi contatti - ha aggiunto Decolle - che la porterò all'attenzione della giunta prima e del consiglio comunale dopo, se conformi alle leggi che disciplinano la nostra convivenza, vedi il testo unico di pubblica sicurezza».

Piazza Marconi, dunque, rimane nel mirino del Comune. Dopo il numero eccessivo di tavolini e sedie legate ai bar, ora sotto accusa sono i ragazzi giocherelloni. O meglio, i genitori disattenti. A tale proposito eclatante il caso del 2012 quando un pallone s'incastrò magistralmente nel rosone del Duomo.

Decolle punzecchia: «Una volta c'erano gli sguardi dei nonni se non dei genitori che ti facevano capire che bisognava smettere di fare qualcosa che stava recando disturbo al prossimo». Insomma, la linea del Comune pare essere piuttosto chiara: sì al divertimento, ma nel rispetto altrui e nel rispetto di una piazza che peraltro la Sovrintendenza, in maniera silenziosa, sta iniziando sempre di più a voler tutelare. Come un museo a cielo aperto.

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