In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Riforma sanità: la battaglia di Isontino e Bassa I sindaci fanno slittare il voto

La conferenza si aggiorna al 28 dicembre per l’approvazione del discusso Piano attuativo locale Latisana contesta la chiusura del punto nascita e Gorizia protesta per l’orario ridotto di Pediatria

2 minuti di lettura

GORIZIA. Alla fine il voto non è arrivato. Troppo poco tempo a disposizione per analizzare, studiare, approfondire il Piano attuativo locale (Pal) che tanti mal di pancia sta procurando in tutto l’Isontino e nella Bassa friulana. E quindi la conferenza dei sindaci si è aggiornata al 28 dicembre. Non prima.

La decisione è giunta al termine della riunione plenaria dei primi cittadini che si è svolta ieri sera nella sala conferenze dell’ospedale San Giovanni di Dio a Gorizia. I nodi sono venuti tutti al pettine: dalla chiusura (ormai certa) del Punto nascita di Latisana ai Pronto soccorso sempre più intasati, dall’assistenza sul territorio (che non c’è) agli organici medici e infermieristici sempre più ridotti nei quattro ospedali di Gorizia, Monfalcone, Latisana e Palmanova.

Si è parlato, ma soltanto di sfuggita, anche della questione delle automediche. Oggi ce ne sono due: una a Gorizia, l’altra a Monfalcone. Il Piano dell’Azienda sanitaria prevede che ne sopravviva una soltanto nel capoluogo di provincia con comprensibile rabbia e malcontento nella città dei cantieri.

Il direttore generale dell’Aas Bassa Friulana-Isontina Giovanni Pilati, dal canto suo, ha dato spazio ai numeri. E ha ricordato che il finanziamento all’Azienda sanitaria unificata è salito, nell’ultimo anno, di 33.501.498 euro. «Se l’anno passato avevamo presentato il Pal, accompagnando l’illustrazione con un serie di dati economici a dir poco preoccupanti, oggi possiamo dire che la situazione è migliorata in maniera evidente. Peraltro, siamo riusciti a far confermare l’ultimo finanziamento anche nei prossimi anni. Non voglio elogiarmi ma credo sia stato raggiunto un buon risultato» ha affermato il direttore generale.

Pilati ha anche smentito le voci secondo le quali ci sarebbe un continuo potenziamento del personale amministrativo mentre quello sanitario boccheggia a causa dei numeri risicati e della coperta cortissima. «Non è affatto vero. Mi è davvero spiaciuto leggere certe affermazioni che non corrispondono alla verità», la sottolineatura di Pilati.

L’illustrazione delle linee del nuovo Piano attuativo sono state, quindi, affidate al direttore amministrativo Antonio Poggiana, al direttore sanitario facente funzioni Gianni Cavallini e al coordinatore socio/sanitario Gianfranco Napolitano.

Ma la parte indiscutibilmente più interessante è stata quella dedicata alla reazioni dei sindaci. Ed è stato in quel momento che tutte le doglianze e le lamentele hanno preso il sopravvento. Il sindaco di Latisana Salvatore Benigno ha puntato il dito contro quella che ha definito «l’inutile tiritera» relativa alla chiusura del reparto materno-infantile della sua città, stabilita da un decreto di Pilati e poi “stoppata” dalla Regione. «Quello che deve essere chiaro - la replica del direttore generale - è che la decisione di far sopravvivere un solo reparto fra Palmanova e Latisana è della giunta regionale e non del sottoscritto. Io devo soltanto applicare gli indirizzi e tutelare la sicurezza. I Punti nascita con meno di 500 parti non possono continuare ad operare, a stabilirlo è il Patto Stato-Regione. Sino a novembre, a Palmanova si sono registrate 696 nascite, a Latisana 397. Questi sono i numeri. Giudicate voi».

Il sindaco di Gorizia Ettore Romoli ha invece puntato il dito contro l’orario ridotto di Pediatria al San Giovanni di Dio. «Il Punto nascita in questo città è stata chiuso, avete detto, per motivi di sicurezza. Ma è sicuro un reparto in cui il pediatra termina il suo servizio già alle 18? Avevo chiesto di prolungare l’orario almeno sino alle 20 ma niente. Si utilizzi parte di quei 30 milioni in più riconosciuti dalla Regione per riparare. E poi va messo mano ai Pronto soccorso. Come? Dando vita a quelle strutture-filtro (i Centri assistenza primaria, ndr) di cui, ad oggi, non c’è traccia. E non dimentichiamo l’assistenza domiciliare che va assolutamente potenziata».Romoli non è voluto entrare in contrapposizione con Monfalcone sulla questione dell’automedica. «Dico soltanto che in queste settimane sono rimbalzati dati in maniera furbesca. Sarebbe cosa buona e giusta che l’Azienda sanitaria Bassa Friulana-Isontina diffondesse i numeri reali di quanti interventi l’automedica compie a Gorizia e quanti a Monfalcone. Questo per amore della trasparenza». Probabilmente, il sindaco di Gorizia ha in tasca delle statistiche che giustificano la sopravvivenza del servizio nella “sua” città, a discapito di Monfalcone.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

I commenti dei lettori