In evidenza
Sezioni
Magazine
Annunci
Quotidiani GNN
Comuni

Il Gioco del rispetto spacca il Consiglio Fvg

Infuocata commissione sui progetti dedicati alla parità di genere. Comitati “no gender” contro l’Ufficio scolastico regionale

2 minuti di lettura
Alcune delle carte presenti nel kit finito nell'occhio del ciclone 

TRIESTE. Visioni del mondo antitetiche si sono scontrate ieri in Consiglio regionale, nel corso dell’audizione richiesta dal centrodestra per mettere a confronto mondo della scuola e comitati “no gender”, sull’introduzione di progetti incentrati sulla parità di genere e il contrasto dell’omofobia, dall’asilo fino agli istituti superiori. I comitati di insegnanti e genitori, espressione delle componenti più conservatrici del mondo cattolico, hanno censurato le iniziative previste negli ultimi anni dai Piani dell’offerta formativa.

Giancarlo Biasioni (Forum delle associazioni familiari) ha spiegato che «il problema del bullismo sta a cuore anche a noi, ma questi progetti rischiano di destrutturare la famiglia intesa come unione fra uomo e donna. Sono i genitori a dover educare su questi temi». La sentinella in piedi Elisabetta Chiusina ha parlato di «argomenti introdotti in malafede, senza spiegare ai genitori i contenuti degli interventi. Si dice a bambini dell’asilo che da grandi potranno avere rapporti omosessuali. Un tempo esisteva la distinzione fra bene e male, ma oggi si fa educazione sessuale senza chiedere consenso alle famiglie». Roberto Castenetto ritiene siano in atto «pericolose iniziative per cambiare i comportamenti degli studenti e introdurre l’indifferentismo sessuale, intersecando ideologia gender, educazione sessuale e contrasto del bullismo: questo è omosessualismo», chiude con ardito neologismo. Amedeo Rossetti, genitore, parla di «bambini usati come cavie da laboratorio».

Il coro è unanime e chiede che le famiglie possano esprimere un consenso informato ed eventualmente vietare ai figli la partecipazione. L’accusa è altrettanto unanime: i dirigenti scolastici non sono trasparenti. C’è infine chi scivola su acquisizioni scientifiche acclarate: «I corsi insegnano promiscuità e uso del preservativo, che non protegge da malattie sessualmente trasmissibili», dice Marco Gabrielli, che su Twitter si definisce «marito, padre di 5 figli, medico, cattolico serenamente sulle barricate, papista quale che sia il papa».

Le repliche non si fanno attendere. Manuela Salvadei, dirigente del Comune di Trieste, ricorda «i meriti del “Gioco del rispetto” nel promuovere le pari opportunità e il contrasto a discriminazioni e stereotipi di genere. Le leggi dello Stato ci chiedono di educare alla parità e lo facciamo. Sono gli insegnanti ad aver proposto nella propria scuola il progetto, che è stato accettato dal collegio docenti: nulla di nascosto». Il direttore dell’Ufficio scolastico regionale, Pietro Biasiol, è fermo: «Nessun rischio che le scuole sottraggano alle famiglie l’orientamento sessuale dei figli: interveniamo contro disagio, discriminazione e bullismo.

Si tratta di progetti seri e nessun genitore si è mai lamentato, né d’altronde siamo tenuti a ottenere il consenso informato, su iniziative in linea con le strategie nazionali. I casi di coscienza si risolvono con l’ascolto, ma non possiamo fermarci davanti a singole contrarietà». Dello stesso parere alcuni genitori e dirigenti scolastici.

La politica fa da spettatrice, in un confronto interno al mondo della scuola. Franco Codega (Pd) ricorda che «alcuni progetti sono stati riconosciuti fra i migliori in Italia: l’educazione sessuale a scuola va fatta, perché non tutti i genitori sanno gestirla e non può esser lasciata a internet o alla tv. I contrari sono persone singole, scarsamente rappresentative: il confronto deve avvenire nelle scuole, dove i genitori sono in genere poco partecipi». Barbara Zilli (Lega) critica «le risposte evasive di Biasiol, che silenziano le preoccupazioni dei genitori e i difetti di informazione alle famiglie su progetti che vanno ben oltre il contrasto al bullismo. Se fosse tutto tranquillo, i comitati non sarebbero nati. Non finisce qui: serve un tavolo di confronto». Roberto Novelli (Fi) ritiene che «a scuola si fa una politica che contrasta la visione del mondo radicata sulle nostre tradizioni e che fa riferimento al centrodestra: si tolgono i crocifissi dalle aule, niente presepi e ora anche progetti che promuovono la parità di genere».

_diegodamelio_

©RIPRODUZIONE RISERVATA

I commenti dei lettori