Sequestrati nel porto di Trieste 800 fucili diretti dalla Turchia al Belgio FOTO e VIDEO
Le armi da guerra erano trasportate, senza autorizzazioni, da un autoarticolato olandese condotto da un cittadino turco. Il carico è stato scoperto e sequestrato dalla Guardia di Finanza e dalle Dogane al Porto di Trieste. Il terrorismo non c'entra. Prima allarmato, poi prudente Rosato (Pd). Fedriga (Lega Nord) alza il tiro: "Chiudere subito le frontiere". Il ministro Alfano: "Mancava un documento, mero atto amministrativo"

TRIESTE Medio Oriente, Belgio, armi. Il primo incrocio pericoloso, in questo caso, si annida nella semantica. E non potrebbe essere altrimenti, con i tempi che corrono. È però tutta da dimostrare (e più passano le ore meno si fa probabile la pista del terrorismo) l’ipotesi secondo la quale gli 800 fucili a pompa sequestrati l’altro pomeriggio nel Porto Nuovo di Trieste a bordo di un camion olandese sbarcato da un traghetto turco, e diretti proprio in Belgio, fossero destinati a una qualche cellula del fondamentalismo che s’ispira al Califfato.
«Dalle notizie in nostro possesso si tratta di un sequestro amministrativo: in queste ore, nei luoghi istituzionalmente preposti, si stanno facendo tutti gli approfondimenti, ma allo stato si tratta di un sequestro amministrativo», si è subito premurato di puntualizzare ieri pomeriggio il ministro dell’Interno Angelino Alfano.
[[(Video) Sequestro d'armi a Trieste, il Video della Gdf]]
Il carico di armi (il conto esatto è di 781 fucili a pompa con il marchio originale statunitense Winchester, modello Sxp, di cui 715 da 12-51 centimetri e 66 da 12-47, più 15 calci, per un valore di mercato che gli inquirenti hanno stimato in prima battuta vicino al mezzo milione) è stato in effetti oggetto di un sequestro eclatante nelle dimensioni più che nelle modalità, come è stato spiegato sempre nel pomeriggio di ieri in una conferenza stampa dal tenente colonnello Gabriele Baron e dal maggiore Alberto Cavallo, comandanti rispettivamente del Gruppo di Trieste e del Nucleo operativo portuale della Guardia di finanza giuliana, insieme a Nicola Palladino, responsabile verifiche e controlli antifrode della locale Agenzia delle dogane.
I fucili, appunto, non erano nascosti in un qualche doppiofondo, né mischiati tra altre merci per passare inosservati. Viaggiavano accompagnati dalle dovute bolle doganali. Peccato, però, mancasse la licenza necessaria a farli passare regolarmente su suolo italiano, ovvero un preciso permesso che il venditore di tale merce avrebbe dovuto chiedere preventivamente alla stessa polizia italiana e che è obbligatorio per far entrare nel nostro Paese armi di grosso calibro come queste, anche se destinate all’estero, in modo da non perderne mai la tracciabilità.
Per questo motivo tale venditore, un imprenditore turco, oltre a vedersi sequestrata la merce di sua produzione, è stato denunciato a piede libero alla Procura di Trieste, al procuratore capo Carlo Mastelloni e al pm di turno Federico Frezza, per commercio non autorizzato di armi. Ma non è l’unico soggetto - benché non ve ne siano altri al momento toccati da provvedimenti della magistratura - su cui sono in corso delle indagini, anche a livello di Interpol: si va dai responsabili del viaggio di questo camion olandese partito appunto dalla Turchia fino ai destinatari finali degli 800 fucili, gli amministratori di un’impresa belga del settore armi.
[[(MediaPublishingQueue2014v1) Il carico di fucili a pompa sequestrati in porto a Trieste]]
Sì, perché la vera domanda che esige una risposta certa, sebbene come già detto più passino le ore meno solida si faccia la pista del terrorismo, è una soltanto: l’assenza di licenza italiana per far passare nel nostro Paese quelle armi è colposa, frutto di una dimenticanza, o è invece dolosa, concepita deliberatamente per chissà che altro motivo?
«Sono in corso approfondimenti», si sono limitati a precisare nel corso della conferenza stampa i vertici delle Fiamme gialle e delle Dogane, per i quali - oltre ad essere «inconferente» la notizia se il camion olandese fosse sbarcato al terminal di Samer o a quello di Parisi - per ora non è escludibile a priori nessuna ipotesi. Anche se, ieri, mai si è sentita pronunciare, nella caserma della finanza in cui è stato convocato l’incontro con la stampa, la parola che lì dentro incombeva come un convitato di pietra: terrorismo.
«Tutti noi sappiamo che stiamo vivendo in un momento storico che impone la massima attenzione. Qui il livello di attenzione, estremamente elevato sempre, in questo periodo è ulteriormente oggetto di intensificazione», ha osservato il tenente colonnello Baron. «Questo periodo ci impone di lavorare con la maggior precisione possibile per individuare i trasporti più a rischio a fronte di 250 mila transiti l’anno di camion da e per la Turchia», ha aggiunto Palladino.
[[(Video) Le armi sequestrate in porto a Trieste]]
Non pare così un caso che, tra le diverse merci trasportate sull’autoarticolato olandese guidato da un camionista turco, destinata in parte in Germania in parte in Olanda e in parte in Belgio, l’attenzione dei doganieri si sia concentrata proprio su quelle dirette in Belgio, l’area più calda dopo gli attentati di Parigi. «Un sequestro rilevante», l’ha definito infine dalla Procura Mastelloni: «Prescindendo dai retroscena che sono oggetto di ulteriori accertamenti - così il procuratore capo - ritengo che la Guardia di finanza abbia bene interpretato questo momento storico incentivando i controlli nell’ambito portuale».
In giorni che vedono un’allerta terrorismo altissima in tutta Europa, il sequestro del carico di armi nel porto di Trieste viene subito interpretato in un certo modo. Anche nei commenti che arrivano copiosi dal mondo politico. Ettore Rosato, il triestino capogruppo dei deputati Pd alla Camera, twitta: «Imponente carico di armi sequestrato a terroristi e criminalità. Un plauso a Gdf e dogane di Trieste per l’importante operazione».
Un commento da cui poco più tardi sparirà il riferimento al terrorismo: «Autorità confermano sequestro a Trieste per irregolarità. Ben vengano maggiori e più rigorosi controlli su vendita armi in queste ore», è il secondo tweet con “correzione” che punta a sottolineare l’efficacia della guardia mantenuta alta.
Anche la deputata di Sinistra Italiana del Fvg Serena Pellegrino offre un «plauso alla Gdf e ai funzionari doganali del Porto», aggiungendovi «forte preoccupazione per il rischio che questo carico sia solo la punta dell’iceberg di un traffico illegale di armi dalla Turchia verso il cuore d’Europa».E allora, «è necessario controllare le frontiere»: «La lotta al terrorismo - così Pellegrino - passa anche dal controllo sulla vendita di armi». «Grazie a Gdf e forze dell’ordine in prima linea contro terrorismo», dice Dorina Bianchi vicepresidente dei deputati di Area popolare.
Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, chiede direttamente via facebook al ministro Alfano e al governo «lumi» su «notizie allarmanti. Qualcuno sta armando un esercito di terroristi in Europa?». Dalla Lega Nord il capogruppo dei deputati, Massimiliano Fedriga, bolla «la sicurezza della ditta Renzi-Alfano peggio di un colabrodo» e chiede «verifica immediata su tutti i traffici con la Turchia. È inaccettabile che da un paese che Renzi ancora vorrebbe far entrare in Europa partano convogli di armi non autorizzati».
E vanno chiuse «immediatamente le frontiere». Secondo la deputata di Fi Sandra Savino, pure «aspettando l’esito delle indagini», «un sequestro simile pone interrogativi su quale sia il ruolo strategico di Trieste e del Fvg in questo tipo di traffici, che potrebbero coinvolgere il terrorismo islamico». E dunque «a Roma si rendano conto della necessità di rafforzare i controlli in questa fascia confinaria» dove le forze dell’ordine sono «sotto organico».
La presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi premette che «sembra un transito di armi destinato ad altri Paesi, poi l'autorità giudiziaria farà le indagini che deve fare. Ma in una regione di confine e nel momento che stiamo vivendo per il terrorismo - annota - un fatto come questo non va mai sottovalutato». E «non si può sottovalutare - continua - per le capacità che hanno le mafie di approfittare di qualunque realtà fragile o di qualunque affare in circolazione e perché questa è una regione di transito, e un luogo nel quale indagini più accurate possono impedire pericoli più grandi qui come altrove».
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