Il mondo dell’esodo ricorda i 40 anni di Osimo
Ricorre domani il quarantennale del Trattato di Osimo, con il quale l’Italia riconobbe la sovranità jugoslava sulla Zona B del mai costituito Territorio Libero di Trieste. Una firma, quella del...

Ricorre domani il quarantennale del Trattato di Osimo, con il quale l’Italia riconobbe la sovranità jugoslava sulla Zona B del mai costituito Territorio Libero di Trieste. Una firma, quella del trattato di Osimo, vissuta con rabbia e disperazione dalla comunità degli esuli. «Quell’atto infatti - ricorda in una nota l’Associazione Venezia Giulia Dalmazia - non solo pose fine a qualsiasi rivendicazione territoriale nei confronti della ex Zona B (naturale e storico retroterra triestino), ma anche dal punto di vista economico si dimostò inaccettabile, lasciando irrisolti vari punti interrogativi. Perché l’Italia non capì che, morto Tito, la Jugoslavia sarebbe implosa o comunque diventata un interlocutore più malleabile? Come mai si risolse la questione bilateralmente e non si cercò di portare la questione a livello Cee? E infine - si chiedono i vertici dell’associazione -, quali interessi si muovevano dietro la paventata Zona Franca Industriale che avrebbe dovuto gravitare sul capoluogo giuliano?»
Allo scopo di ricordare «l’infausta ricorrenza», domani alle 15.30 l’Anvgd e l’Associazione delle Comunità Istriane organizzano una cerimonia davanti al monumento di piazza Libertà che ricorda le sofferenze dei 350mila istriani, fiumani e dalmati. Cerimonia che rappresentanti del mondo degli esuli ed esponenti politici si augurano possa essere partecipata e sentita. «Quarant' anni fa il trattato di Osimo rappresentò un avvenimento di grande importanza sul piano storico e politico per Trieste e non solo - commenta il consigliere regionale di Forza Italia, Bruno Marini -. Dal punto di vista storico si coltivava in quegli anni il mito dell'intramontabilità del sistema comunista e della cortina di ferro con le conseguenze che ciò comportava come ad esempio la convinzione che l'unità della Repubblica Jugoslava creata da Tito fosse un dato politico e diplomatico destinato a durare pressoché in eterno. Si è visto - prosegue - come tale convinzione fosse profondamente errata, frutto di una concezione politica - portata avanti in particolare dalla sinistra democristiana (qui a Trieste i famosi "morotei") e comunista - ispirata al compromesso storico di berlingueriana memoria. Sul piano politico, a voler essere estremamente sintetici, ci fu la sottovalutazione del ruolo che gli esuli istriani, fiumani e dalmati e le associazioni che li rappresentavano ebbero sulla scena politica triestina che portò in breve tempo alla spaccatura verticale della Dc alla conseguente nascita di quella Lista per Trieste che divenne protagonista della politica cittadina per quasi un trentennio. Sul piano morale quell'avvenimento riaprì nelle popolazioni dell'esodo ferite dolorose. Oggi - conclude Marini - la situazione è profondamente cambiata: Italia, Slovenia e Croazia sono in Europa, circostanza che rappresenta la speranza di un futuro migliore per le popolazioni di queste terre. Ed è con questa consapevolezza, oltre che con con la volontà di non dimenticare la storia, che invito gli esuli i loro discendenti a partecipare alla cerimonia in piazza Libertà».
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