Il ritorno dei genitori di Amina a Trieste
I due “eremiti” sono stati convinti dal sindaco di Moggio Udinese: «Volevano tornare a vagabondare»

TRIESTE Quella fuga dalla civiltà verso la natura alla fine si è conclusa con un “ritorno a casa”. Roberto e Miriam sono stati riportati a Trieste, città da cui alcuni mesi fa erano fuggiti per mettere al mondo la loro piccola, Amina, sulle Prealpi Giulie.
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Dopo che gli operatori della Protezione civile e della Guardia forestale li hanno riportati a terra, a Moggio Udinese, dalle alture del monte Sernio, la notte tra lunedì e martedì l’hanno trascorsa in un capannone messo a disposizione dall’amministrazione comunale.
«Volevano trascorrere la notte su un argine del torrente Aupa - dice il sindaco di Moggio Giorgio Filaferro - ma poi siamo riusciti a convincerli ad accettare l’ospitalità in un capannone di proprietà del Comune, dove gli abbiamo offerto anche del cibo». Pare che Roberto e Miriam fossero ancora intenzionati a continuare la loro vita da vagabondi sulle montagne, ma è stato il primo cittadino a convincerli a farsi riportare a Trieste. «Già nella mattina di ieri - ancora Filaferro - ho sentito le forze dell’ordine e poi ho discusso con loro: volevano tornare sulle montagne, ma non si rendono conto che con il freddo sarebbero morti».
Trieste, ecco dove vivevano i due "eremiti"
Alla fine, il sindaco ha chiesto loro dove volevano essere portati, e Roberto e Miriam hanno scelto di tornare a Trieste. Il Comune ha provveduto al trasporto. «Come ho detto loro - aggiunge lo stesso Filaferro - ciò che hanno fatto non è “responsabile” perché non è vero che non chiedono niente a nessuno, ma con il loro comportamento hanno messo in allarme la comunità e comunque qualcuno ha dovuto portare loro da mangiare e andare a prenderli sulla montagna».
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Dopo aver perso quella bambina nata in montagna lo scorso maggio, perché ha dovuto essere consegnata alle autorità competenti per la tutela dei minori, ora i due tornano dunque da dove erano arrivati. «Quando nacque la bimba - dice il sindaco di Venzone Fabio Di Bernardo - io mi impegnai affinché fosse registrata nel Comune in cui è nata e successivamente feci loro visita proponendogli di sistemarli temporaneamente in un appartamento di proprietà comunale, ma loro hanno sempre rifiutato il contatto con la civiltà. Pur rispettando le scelte di ognuno, non si può vivere in quelle condizioni. Forse si può farlo fino a un certo punto ma poi le condizioni si fanno critiche: esattamente come è avvenuto»
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