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Tagliate 23 prefetture: addio Pordenone, salva Gorizia

Il governo ha deciso l'elenco degli accorpamenti a livello nazionale: ora c'è tempo fino al 31 dicembre 2016. Sindacati contrari. Il vicepresidente della Regione Fvg Bolzonello: "Partita ancora aperta"

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TRIESTE Il taglio di 23 prefetture è contenuto in uno schema di decreto che riorganizza il ministero dell'Interno e che è stato inviato ai sindacati, che hanno già espresso la loro contrarietà. Le prefetture diventeranno così - è previsto nel provvedimento - 80, rispetto alle attuali 103. In Friuli Venezia Giulia viene tagliata la sede di Pordenone mentre viene salvata Gorizia, considerata importante in quanto zona di confine.

L'operazione si dovrà concludere entro il 31 dicembre 2016. Il destino delle sedi in via di chiusura è chiaro: accorpamento ad altre Prefetture: nel caso di Pordenone, quella di Udine. Lo schema di decreto del presidente della Repubblica messo a punto da ministero dell’Interno prevede, entro il 31 dicembre 2016, la soppressione, con conseguenti accorpamenti, delle seguenti Prefetture: Pordenone, per l’appunto, accorpata a Udine, Teramo (accorpata a L'Aquila), Vibo Valentia (accorpata a Catanzaro), Benevento (Avellino), Piacenza (Parma), Rieti (Viterbo), Savona (Imperia), Sondrio (Bergamo), Lecco (Como), Cremona (Mantova), Lodi (Pavia), Fermo (Ascoli Piceno), Isernia (Campobasso), Asti (Alessandria), Verbano-Cusio-Ossola (Novara), Biella (Vercelli), Oristano (Nuoro), Enna (Caltanissetta), Massa-Carrara (Lucca), Prato (Pistoia), Rovigo (Padova), Belluno (Treviso).

«La partita per la prefettura di Pordenone è ancora aperta». Lo afferma il vicepresidente del Friuli Venezia Giulia Sergio Bolzonello, commentando lo schema di decreto del Presidente della Repubblica messo a punto dal ministero dell'Interno, in base al quale la Prefettura di Pordenone sarebbe tagliata e accorpata a quella di Udine. Per Bolzonello, «il documento che prevedrebbe il taglio della Prefettura di Pordenone è la stessa bozza già presentata lo scorso maggio e precedente la nomina dell'attuale prefetto. Un risultato ottenuto dalla stessa presidente Serracchiani, che si è impegnata direttamente affinché il posto di prefetto a Pordenone non rimanesse vacante, e fosse riconosciuto il ruolo strategico di questo presidio di sicurezza. Ora più che mai è il momento di stare uniti e lavorare nella stessa direzione per far capire definitivamente alle autorità centrali dello Stato che Pordenone e il suo territorio - conclude Bolzonello - non devono essere sguarniti».

«Lo schema di decreto del Presidente della Repubblica messo a punto dal Ministero dell'Interno contiene la lista di 23 Prefetture soppresse e accorpate e conferma invece il mantenimento della Prefettura di Gorizia riconoscendo la sua peculiarità e la necessità di salvaguardare quei presidi territoriali di Governo collocati in aree confinarie con alta incidenza di flussi migratori, in attuazione di quanto previsto dall'emendamento a mia prima firma».

Lo scrive in una nota «con piena soddisfazione» la senatrice Laura Fasiolo (PD). «Nessuno può più mettere in discussione - prosegue la nota - che la rotta balcanica dei migranti stia determinando un impatto epocale senza precedenti sull'intero continente europeo e dunque, in un simile contesto, la Prefettura di Gorizia rimane fondamentale punto di tenuta per la sicurezza di un territorio in prima linea di fronte all'afflusso continuo di migranti».

«L'arretramento, o meglio, la ritirata dello Stato da un territorio strategico per la ripresa economica di tutto il Friuli Venezia Giulia come la provincia di Pordenone, rappresenta una scelta ingiustificata e profondamente sbagliata». È il commento sul taglio della prefettura di Pordenone espresso in una nota dalla parlamentare Sandra Savino di Forza Italia.

«Il Ministro non ha evidentemente tenuto conto che Pordenone e la sua provincia non sono un sperduta landa di periferia, ma un'area altamente produttiva attraversata fra l'altro dalla problematica, più che mai attuale, legata alla presenza del numero di stranieri residenti, che arrivano al 13% - prosegue la nota - Una cifra che include una numerosa comunità islamica, la quale richiede un adeguato monitoraggio da parte delle forze di polizia. In tal senso, perdere un pezzo di Stato comporterebbe oggettivamente un abbassamento del livello di sicurezza e di intelligence. Per non parlare della già complicata organizzazione delle politiche di accoglienza richieste da Governo e Regione, che senza la regia in loco di una Prefettura sarebbero ancora di più difficile realizzazione».

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