Le strane bici di Leonardo fatte rivivere a Terranova
Dalle mani di un ex finanziere mezzi che sembrano usciti dalla Belle époque

SAN CANZIAN D’ISONZO. Dalle sue mani, nel piccolo laboratorio casalingo della sua villetta a Terranova, sono uscite la replica del velocipede immaginato da Leonardo e uno dei primi esempi di bicicletta a pedali, la due ruote usata dai “gua”, cioè dagli arrotini, fino a qualche decina d’anni fa e un tandem uscito dritto dritto dalla Belle époque.
Eppure a muovere Pieraldo Valli, finanziere in congedo, di origini laziali, ma trapiantato in zona dal ’66, è stata più la passione per il Carnevale, condivisa con la moglie Sonia Santin e un gruppo di fedelissimi amici, che quella per la bicicletta. Ciò non toglie che le sue creazioni, abbinate ai costumi d’epoca realizzati dalla moglie, abbiano animato il passaggio del Giro d’Italia a Udine nel 2007, quando il professionista della Tinkoff Elia Aggiano volle «fare a cambio», come ricorda Valli.
[[(MediaPublishingQueue2014v1) Quelle strane bici costruite a Terranova ispirandosi a Leonardo]]
Aggiano montò in sella alla prima creazione di Valli, una riproduzione della due ruote a pedali inventata dal fabbro parigino Pierre Michaux, e si fece immortalare assieme all’ex finanziere, che gli pedalava a fianco sulla bici da corsa. «È ancora una delle più belle foto del Giro che circolano su internet», dice Valli, che la bicicletta di Michaux l’ha costruita una decina d’anni fa, iniziando per puro caso e intestardendoci sopra. «Come sempre, come con ogni cosa», spiega, indicando il muro di cinta in pietra della sua villetta di Terranova, tirato su a regola d’arte, imparando facendo.
«La prima bici è nata per Carnevale - racconta Valli -, con un amico ingegnere che mi regalò una foto in cui era immortalato il velocipede di Michaux. Mi piacque subito e decisi che dovevo riprodurlo». Senza avere conoscenze al tempo di falegnameria o saldatura. «Ho sbagliato, ho rifatto, ho ricominciato - dice -, ma quando voglio fare le cose mi intestardisco». In cerca di aiuto, Valli rivendica di aver «rotto le scatole a mezza Italia», senza peraltro trovarlo. Così ha iniziato a lavorare da autodidatta.
Quelle strane bici costruite a Terranova ispirandosi a Leonardo
«Solo mio cognato mi ha insegnato a saldare - rivendica - e poi ho fatto da solo. L’importante è crederci». L’ex maresciallo della Guardia di finanza spiega di perderci non poco tempo, anche perché non parte da un progetto. Così negli anni, tra un Carnevale e l’altro e tra una maratona e l’altra, attività sospesa solo nell’ultimo periodo, è nata anche la copia del velocipede di Leonardo, riprendendo lo schizzo contenuto nel Codice Atlantico.
«Ma mi son permesso di correggere Leonardo, perché il suo modello non aveva lo sterzo e io l’ho introdotto», aggiunge Valli, che di fondo si è mosso sempre per partecipare ai Carnevali più importanti e non solo della regione. Vedi quello di Viareggio. Assieme c’è sempre un gruppo di amici appassionati, che accetta di buon grado di impersonare da Vinci o le signore in vestito lungo, cappellino e veletta di fine ’800 o l’arrotino che usa i pedali per rendere il filo a coltelli e forbici.
A renderli credibili ci sono i vestiti realizzati con altrettanta cura dalla moglie, pure compagna immancabile ed entusiasta. Magari a bordo del “triciclo”, iniziato, accantonato e poi ultimato, perché «la moglie voleva qualcosa anche per lei». Di utilizzabile, s’intende, visto che circolare in sella alle biciclette d’epoca non è davvero impresa per tutti.
Una certa abilità e una certa dose di coraggio sono proprio richieste, considerato che poi a pedalare ci si va con vestiti non proprio sportivi. Gli stessi che, però, non hanno impedito un giorno a Valli di raggiungere la zona degli Alberoni al Lido di Staranzano.
«Ho visto due signore che non conoscevo e ho iniziato a chieder loro cosa ci fosse per terra, perché, quand’ero andato a dormire la strada era sterrata - racconta, ridacchiando -. Sono andato avanti, facendo finta di essere precipitato nel 21esimo secolo dalla seconda metà del 19esimo, per una ventina di minuti. Poi ho chiarito che era uno scherzo. Vedere la faccia delle due signore mentre mi ascoltavano è stato però impagabile...».
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