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Trattative in alto mare, Siap verso la chiusura

La Cgil: «L’amara verità? Tutto tace. L’azienda chiuderà i battenti il 31 dicembre». La Uil: «Oggi l’unica certezza è che la Carraro vuole smettere di produrre qui»

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Lavoratori davanti alla Siap 

GORIIZA «La Siap? Tutto tace. È un’azienda che sta lentamente e silenziosamente andando verso la chiusura che si concretizzerà il 31 dicembre. Questa è l’amara verità». Livio Menon, sindacalista della Fiom-Cgil, è sempre stato in prima linea nella vertenza Siap (Gruppo Carrato). E oggi soffre nel prendere atto che sviluppi e colpi di scena positivi non ci sono stati. Pareva che il gruppo Vescovini fosse interessato a rilevare l’azienda, «ma non ci sono stati passi in avanti. In questo momento - spiega Menon - è aperta la mobilità volontaria: i dipendenti hanno la possibilità di optare se continuare a lavorare per il gruppo Carraro negli stabilimenti di Maniago o di Campodarsego o andarsene. Francamente, non ho evidenze su quanti operai abbiano scelto di continuare a prestare la loro opera nelle altre sedi».

Nessuna prospettiva concreta

Oggi, lo stabilimento goriziano lavora «ma a singhiozzo», puntualizza Menon. «Quello che maggiormente stupisce è la cappa di silenzio che è calata su questo sito produttivo. Senza nessun clamore stiamo andando verso la chiusura di un’altra industria a Gorizia, una delle poche rimaste», mastica amaro il sindacalista della Cgil.

Qualcosa da dire ce l’ha anche il segretario provinciale della Cgil, Paolo Liva. «Se ci sono sviluppi? In questa fase, di certo c’è che la Siap cessa l’attività il 31 dicembre e non esistono alternative. Il primo ostacolo a Vescovini è stata la Siap stessa che temeva nella possibile concorrenza che poteva subire in un contesto di mercato difficile, visto che il progetto era comunque in prospettiva di crescere - rimarca Liva -. Abbiamo, però, una certezza: anche il caso ex Carraro ha confermato che le aziende in momenti di crisi privilegiano gli insediamenti dove hanno “la testa”. Ma evidenzia anche che la nostra politica non sempre ha lo stesso peso specifico che c’è in altre regioni...»

«Purtroppo, ad oggi, l’unica certezza è che la Carraro vuole smettere di produrre a Gorizia - fa eco Giacinto Menis, segretario provinciale e regionale della Uil -. L’interessamento di Vescovini lo abbiamo salutato con favore ma, a distanza di mesi dalle dichiarazioni d’interesse, non sappiamo se sia Vescovini ad essersi “raffreddato” o la Carraro a rendersi indisponibile alla cessione del sito. Sarà il caso che le parti facciano chiarezza, per capire quali concrete speranze ci siano di mantenere in vita uno degli ultimi presìdi manifatturieri del goriziano».

Le motivazioni dell’azienda

Sullo sfondo, le motivazione della Carraro, datate ormai maggio scorso. «I nuovi scenari di mercato sono strutturali e non consentono di garantire una sostenibilità economica del sito neppure in prospettiva - erano state le dichiarazioni tranchant dei vertici aziendali che sono ancora facilmente individuabili sul sito web del gruppo Carraro -. La decisione di concentrare gli investimenti in Friuli Venezia Giulia su di un unico stabilimento, quello più grande della Siap di Maniago specializzato nell’ingranaggeria, va intesa quindi nella direzione primaria di aumentare l’efficienza produttiva e garantire già nel breve periodo solidità e prospettive di crescita concrete, con nuove possibili assunzioni, nella Regione».

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