Profughi tornati sull’Isonzo: accampati su un isolotto
Dopo il blitz dei carabinieri della scorsa settimana, si sono spostati da un’altra parte. Sono una ventina e rischiano grosso in caso di piena o di rilascio di acque della diga

GORIZIA Tutto come prima. Anzi, forse peggio di prima. I richiedenti-asilo sono tornati sulle rive dell’Isonzo. Nonostante i controlli. Nonostante l’ordinanza anti-bivacco. Nonostante le condizioni siano davvero al limite in quella che loro chiamano jungle, giungla.
In viaggio sul fiume Sgomberati quattro accampamenti di richiedenti-asilo sulle rive dell’Isonzo. Dopo l’operazione dell’11 agosto condotta congiuntamente da carabinieri e vigili urbani pareva che la questione fosse risolta. Almeno temporaneamente. Almeno per qualche settimana. «Non torneranno lì subito», il ragionamento che era stato fatto. Pura illusione. Ieri, domenica 16 agosto, i rifugi di fortuna e i bivacchi lungo il fiume sono... ricomparsi. Cinque giorni sono passati dall’iniziativa delle forze dell’ordine, tesa a far rispettare l’ordinanza anti-bivacco. E, probabilmente, la situazione è ancora peggiore (e rischiosa) di prima.
Gorizia, profughi nuovamente sull'Isonzo
I richiedenti-asilo, infatti, sembrano aver abbandonato le rive dell’Isonzo in corrispondenza del quartiere fieristico di via della Barca ma per spostarsi più... in là. Dove? In un isolotto. E per raggiungerlo hanno costruito anche una rustica passerella di sassi, come testimoniano le foto a corredo del nostro servizio. Significa che se dovesse alzarsi il livello del fiume a causa di abbondanti precipitazioni o per un rilascio strong di acqua da parte della diga di Salcano si creerebbe una situazione di pericolo evidente, conclamato, reale.
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Situazione di pericolo Sullo sfondo, poi, le parole il direttore del dipartimento di prevenzione dell’Ass Bassa Friulana-Isontina Gianni Cavallini che, nei giorni scorsi, non era andato per il sottile. «Non è possibile - aveva sottolineato senza troppi giri di parole - che queste persone siano costrette a vivere all’aperto».
«Dormire in quelle condizioni, sia al Parco della Rimembranza sia sulle rive del fiume Isonzo, può facilitare lo sviluppo di malattie virali o infettive: malattie che rischiano poi la diffusione, interessando anche la popolazione “indigena”, “autoctona”», la sua analisi. Ecco, dunque, la necessità sanitaria di garantire un’accoglienza diversa ai richiedenti-asilo con un tetto sopra la testa e con la disponibilità di acqua potabile. In altre parole, ci vogliono spazi coperti e riscaldati d’inverno e un numero adeguato di docce. Va fornito loro un ricambio di vestiti e un’alimentazione regolare. È chiaro che se vivono in riva all’Isonzo e bevono l’acqua del fiume rischiano di ammalarsi.
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La spola Isonzo-supermercato Ma l’Isonzo continua ad essere la loro “casa”. Del resto, non occorreva essere Nostradamus per prevedere che le rive si sarebbero quasi immediatamente ripopolate. I flussi di immigrati continuano, la convenzione con l’Hotel Internazionale è cessata come confermato dalla Prefettura, il Nazareno d’ora in avanti non potrà contenere più di 90 persone: calano, dunque, le strutture in grado di garantire un tetto a questi disperati. E così, anche ieri mattina, si è potuto assistere a una lunga “processione” di richiedenti-asilo che facevano la spola da un vicino supermercato alle rive dell’Isonzo, stracolmi di borse della spesa, generi di conforto, zaini e zainetti. Tutto come prima. Forse, peggio di prima.
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