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Caso Ferriera, Arvedi: «Non mi faccio intimorire»

L’industriale incontra i sindacati: «Situazione frustrante ma vado avanti. Stiamo rispettando gli impegni e le norme»

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Un gruppo di operai davanti agli impianti dell'area a caldo della Ferriera 

TRIESTE «La situazione è frustrante, ma non mi fermo. Non riusciranno a intimorirmi, proverei timore qualora non rispettassimo gli accordi, e invece li stiamo rispettando pienamente». La pioggia di contestazioni degli abitanti, critiche di forze politiche e ambientaliste e preoccupanti studi scientifici che si è nuovamente abbattuta nelle ultime settimane sulla Ferriera di Servola non ha fatto deflettere di un centimetro il cavalier Giovanni Arvedi, presidente del Gruppo di cui fa parte Siderurgica Triestina.

Giovanni Arvedi 

Sono state piuttosto dure le parole che l’industriale di Cremona ha usato ieri mattina nel corso di una visita all’interno dello stabilimento in cui ha fatto da guida ai segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil: Franco Belci, Alberto Monticco in sostituzione di Giovanni Fania e Giacinto Menis e che poi ha parzialmente affidato anche a una nota stampa della società. «Sono pronto ad ascoltare tutti - ha aggiunto Arvedi - ma ricordando che Accordo di programma e Piano industriale sono e restano i nostri principali impegni che abbiamo assunto con grande responsabilità anche dal punto di vista sociale». Arvedi ha anche sottolineato che «le istituzioni restano il punto di riferimento di tutte le nostre attività». L’industriale non ha rinunciato a ribadire, come riporta la stessa nota dell’azienda, «il pieno rispetto di tutte le norme in termini di emissioni come confermato dai dati di Arpa e dei soggetti terzi titolati a verificarli».

«Ho personalmente chiesto - riferisce dal canto suo Belci - notizie sull’altoforno che secondo gli abitanti produrrebbe inquinamento nonostante gli accorgimenti già adottati e mi è stato risposto che la causa sono alcuni sbuffi che si presentano solo in alcune ore di qualche giornata. Ma Arvedi ha annunciato che è disposto a fare un ulteriore intervento anche sull’altoforno per risolvere questa criticità». Particolare confermato nel successivo incontro che l’industriale ha avuto con i segretari di categoria e le rsu: Antonio Rodà, Franco Palman e Giuseppe Spallino della Uilm, Claudio Salvaneschi di Fim-Cisl, Sasha Colautti di Fiom-Cgil e Cristian Prella e Cristian Riosa del sindacato autunomo Failms. Durante questo confronto l’industriale ha ripetuto che gli interventi di risanamento degli impianti saranno ulteriormente implementati sia per quanto riguarda l’altoforno, in particolare relativamente al piano di colata, che per quel che concerne la cokeria in aggiunta all’impianto di aspirazione.

«Il giudizio complessivo è senz’altro positivo - tira le somme Belci - anche se ho invitato Arvedi a comunicare di più e meglio con la città e a invitare a una visita illustrativa all’interno dello stabilimento le forze ambientaliste ufficialmente riconosciute, quali Legambiente per fare vedere e capire come si stanno realmente facendo gli investimenti. Ho notato ad esempio che i cumuli vengono costantemente e copiosamente bagnati, il che prima non accadeva, ma probabilmente nessuno lo sa». «Una buona impressione» è anche quella che ha ricavato Giacinto Menis che dice di aver verificato «come si stiano effettivamente mettendo in atto gli interventi corrispondenti agli impegni presi. Non c’è da dubitare sul fatto che sarà portato a compimento tutto ciò che è ancora necessario sul fronte ambientale confidando sul fatto che l’impianto di captazione delle emissioni sulla cokeria risolva anche le criticità residue che già oggi fanno registrare sforamenti preoccupanti in un’unica centralina: quella di via San Lorenzo in Selva».

Paradossalmente le note più negative sono arrivate dal settore di riconversione industriale, quello del laminatoio a freddo. «Rispetto al Piano industriale - ha infatti sottolineato il presidente e ad di Siderurgica Triestina, Andrea Landini - è necessario recuperare il ritardo accumulato nella realizzazione dei capannoni del laminatoio che attendono da ministero dell’Ambiente e Regione i necessari permessi per poter essere montati. Auspichiamo di ottenerli entro agosto». Nel successivo incontro, su questo punto Arvedi avrebbe addirittura perso la pazienza sostenendo che «se questi permessi non arrivano entro agosto porto il laminatoio a Cremona». «Per fine estate - chiude la nota di Siderurgica Triestina - è stato annunciato il prossimo incontro della proprietà con le sigle sindacali per riferire loro passo passo il processo di rilancio della Ferriera, prima vera riconversione industriale di un Sito inquinato di interesse nazionale realizzato in Italia nella piena compatibilità con il tessuto urbano».

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