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Trieste: boom di commesse, Wärtsilä argina i tagli

Il carico di lavoro copre l’intero 2015. Preoccupa la produzione di eliche per l’offshore

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Un interno dello stabilimento di Bagnoli 

TRIESTE Spinto dalla buona ripresa delle centrali elettriche, lo stabilimento Wärtsilä di Bagnoli ha drenato commesse a coprire l’intero 2015. Quindi, in teoria, non avrebbe ragioni di preoccupazione per i tagli annunciati dalla casamadre di Helsinki, che, in occasione della recente semestrale, ha evidenziato uno scarico di ordini nella motoristica navale, con particolare riferimento al comparto offshore. Per ovviare alla debolezza del mercato, la multinazionale finnica, nonostante i buoni risultati complessivi ottenuti tra gennaio e giugno, ha pianificato 600 esuberi, di cui 160 nella stessa Finlandia.

Per le rimanenti 440 unità il quartier generale Wärtsilä non si è sbilanciato e si riserva di comunicare il dettaglio degli interventi entro la fine di agosto. Bagnoli ha un piccolo tallone d’Achille: la produzione di thruster, ovvero di eliche destinate proprio alle navi offshore, quelle che attualmente, stante la forte contrazione di investimenti nel settore oil&gas, hanno subìto un calo di ordini quasi del 50%.

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E sui thruster nello stabilimento carsolino operano circa 25 dipendenti, un numero che l’azienda, nella malaugurata ipotesi che Helsinki dedichi qualche inauspicata attenzione alla filiale italiana, ritiene eventualmente governabile attraverso trasferimenti e spostamenti interni, laddove il portafoglio ordini è più consistente (vedi la propulsione terrestre)

Nella mattina e nel pomeriggio di ieri l’alea dei tagli ha finito inevitabilmente con il condizionare l’avvio dei negoziati per il rinnovo del contratto integrativo, un appuntamento al quale le organizzazioni sindacali tengono molto. Wärtsilä ha siti produttivi, oltre che nel Carso, anche a Genova e a Napoli, per un totale di oltre 1300 addetti diretti: una dimensione nazionale che interessa le centrali sindacali, tanto che a Bagnoli sono arrivati Michele Zanocco per la Fim-Cisl e Bruno Papignani per Fiom-Cgil. «Tornare a parlare di integrativo dopo molti anni di accordi difensivi - osserva Zanocco - è già di per sè un fatto incoraggiante».

Ma Sergio Razeto, leader di Wärtsilä Italia e naturale capo-delegazione aziendale, ha avanzato quella che nel lessico parlamentare si definisce pregiudiziale: per affontare nel merito la piattaforma presentata dai sindacati e approvata dai lavoratori con un referendum, bisogna prima sapere le intenzioni dello stato maggiore finlandese in materia di organici.

Nuovo appuntamento, dunque, al 16 settembre, quando sicuramente Helsinki avrà chiarito l’ambito “geografico” dei tagli programmati. «Questa logica degli esuberi preventivi, che scattano non appena qualche linea di prodotto attraversa una fase critica - commenta Sasha Colautti, dirigente della Fiom - proprio non ci convince. E comunque riteniamo che Bagnoli abbia già pagato un prezzo pesante alle decisioni finlandesi: in sette anni, dal 2008 a oggi, abbiamo subìto due ristrutturazioni con oltre 200 persone a casa». Papignani, che è coordinatore Fiom di FIncantieri e segretario emiliano-romagnolo del sindacato, ha espresso netta contrarietà a un sempre più diffuso metodo basato sul “taglio preventivo”.

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Aumenti salariali, salute e sicurezza, sblocco del turn-over: la riaccensione di una trattativa sul contratto di secondo livello è sentita dai sindacati, dopo un settennato in trincea senza integrativo, come un modo per ristabilire la “normalità” delle relazioni industriali. «E’una piattaforma - riprende Zanocco - dove si chiede un’ampia revisione degli istituti, sulla base però di un sistema contrattuale d’avanguardia». «Bagnoli è uno stabilimento efficiente che crea ricchezza - precisa Colautti - fattura circa 350 milioni con un margine operativo dell’11%. E’giusto, dopo tanti sacrifici e prove di responsabilità, che anche i lavoratori tornino a incassare qualche provento».

Uno dei punti più delicati del confronto riguarda il riequilibrio tra organico diretto e il mondo dell’appalto: dalla fabbrica Wärtsilä, secondo i sindacati, dipendono perlomeno 300 ulteriori posti di lavoro.

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