Guerra di cifre in merito all’adesione allo sciopero dei dipendenti del punti vendita di Villesse del colosso svedese Ikea. I lavoratori hanno inteso protestare (lo sciopero ha interessato tutti i negozi del gruppo sparsi in Italia) per indurre l’azienda ad aprire le trattative sul contratto integrativo.
Secondo l’ufficio relazioni esterna di Ikea a Villessea ha aderito allo sciopero indetto dai sindacati del commercio di Cgil, cisl e uil soltanto il 25 per cento. Diversi i dati forniti dalla UilTucs che parlavano di un netto 50 per cento e dalla Fisascat Cisl che nella serata di sabato comunicava un’adesione dell’80 per cento. Nonostante lo sciopero il punto vendita di Villesse sabato è rimasto aperto grazie al lavoro di molti lavoratori e lavoratrici cosiddetti co-workers che sono quasi tutti part-time e interinali che prestano la loro opera la domenica e nei giorni festivi. Si tratta di lavoratori “iperflessibili”affermano i sindacati cui l’azienda ricorre le domeniche e nelle altre situazioni i cui si rende necessario integrare temporaneamente l’organico ridottosi per ferie o permessi o come nel caso di sabato in occasione di astensioni dal lavoro per motivi sindacali. Ecco dunque come potrebbe essere spiegato il balletto del cifre sull’adesione allo sciopero che varia a seconda che si tenga conto dell’organico effettivo, cioè di dipendenti a tempo indeterminato, oppure di quello invece complessivo, interinali compresi.
I lavoratori Ikea avevano già incrociato le braccia lo scorso mese in tutti i 21 punti vendita italiani a fronte di una posizione aziendale definita dai sindacati lavoratori «inaccettabile». Le segreterie provinciali della Filcams-Cgil, della Fisascat Cisl e della UilTucs chiedono con forza all’azienda di rivedere le proprie posizioni di aprire le trattative sull’integrativo.
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