Generali esce da Telecom Italia
Il gruppo ha ceduto la quota del 4,3% detenuta nel capitale per un valore attorno ai 690 milioni di euro: un’altra delle dismissioni dalle partecipazioni finanziarie dell’era Greco

MILANO Si è conclusa l'avventura di Generali nelle tlc. Il gruppo assicurativo triestino ha ceduto la quota del 4,3% detenuta nel capitale di Telecom Italia per un valore che si aggira intorno ai 690 milioni di euro. L'operazione è dei giorni scorsi, ma solo ieri si è avuta notizia della comunicazione effettuata dalla società all'indirizzo della Consob.
La decisione di Generali (che ha portato la propria quota nel capitale di Telecom Italia dal 4,30% allo 0,076%) segue da vicino lo scioglimento di Telco, il veicolo finanziario costituito nel 2007 per rilevare il controllo della compagnia telefonica (ha in pancia il 22,4% del capitale). Dopo questa operazione Generali, Intesa SanPaolo, Mediobanca e Telefonica si sono viste assegnare direttamente quote della compagnia telefonica, avendo così la facoltà di disfarsene.
L'uscita di Generali segue una serie di altre dismissioni dalle partecipazioni finanziarie, che hanno caratterizzato la gestione di Mario Greco sin dal suo arrivo. «Già nel 2013 ho detto che non avevamo partecipazioni strategiche e che avremmo disposto nelle maniere più opportune di tutte le vecchie partecipazioni strategiche e questo rimane vero. Siamo una società di assicurazioni e facciamo assicurazioni», aveva spiegato in proposito, in occasione dell’assemblea del Leone, il group ceo di Generali. Nella stessa occasione si era espresso anche il cfo, Alberto Minali, smentendo voci relative a una vendita a termine della partecipazione: «Abbiamo fatto una protezione sul valore della quota di Telecom Italia, per cui ci siamo protetti da eventuali discese del valore. Non è una vendita».

L'uscita da Telecom Italia ha sicuramente generato una plusvalenza nelle casse di Generali, dato che il titolo era in carico - dopo una serie di svalutazioni negli anni passati - a quota 0,72 euro. Se si guarda alla chiusura di ieri - 1,18 euro - il rialzo è importante.
La stessa strada hanno intenzione di seguire Intesa SanPaolo e Mediobanca (titolari dell'1,64% a testa), mentre il 14,72% in mano a Telefonica è già stato ridotto nei fatti attraverso l'emissione di un bond convertibile. Resta l'8,3% del capitale, che passerà nelle mani di Vivendi (guidata dal finanziere bretone Vincent Bollorè, di casa in Italia per gli incarichi ricoperti negli anni in Generali e Mediobanca), nell'ambito di un accordo tra il gruppo spagnolo e quello francese riguardante il gruppo brasiliano Vivo. Intanto Bollorè ha acquistato altri pacchetti azionari e derivati sul mercato portandosi di fatto al 14,9% del capitale, così da rafforzare la propria influenza dopo l'uscita degli attuali soci forti.
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