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Monfalcone, in Fincantieri scoppia la grana dei premi

I sindacati: «Ai dirigenti milioni e agli operai tolti 70 euro». La replica: «La colpa è degli scioperi»

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I lavoratori dello stabilimento di Panzano 

MONFALCONE. Dopo i 70 euro in meno in busta paga, i premi vengono riconosciuti ai dirigenti di Fincantieri. La rabbia s’è tradotta in un volantino diffuso in stabilimento a firma Rsu Fim, Fiom e Uilm: «Anche quest’anno - esordisce - apprendiamo con vero stupore che le navi nei nostri cantieri vengono sia teoricamente che praticamente costruite dai dirigenti. Sono stati nuovamente distribuiti tra i dirigenti del Gruppo i premi di risultato, i famosi Mbo, per un ammontare di alcuni milioni di euro, mentre quote di stipendio vengono sottratte a chi vive giorno per giorno le difficoltà della produzione dovute alla mala organizzazione del lavoro. Sono questi i risultati che permettono ai dirigenti di percepire simili compensi? Evidentemente sì, perché di altri risultati non vi è assolutamente traccia!».

Un comportamento, quello aziendale, definito «assurdo» e «inaccettabile» dalle organizzazioni sindacali, a cui si allineano anche i rappresentanti della Ugl. E l’azienda non sta a guardare. Anzi lo dice chiaro: in sostanza, la colpa è degli scioperi. «L’azienda - evidenzia la nota - avrebbe voluto erogare in primo luogo i premi ai propri operai, sempre che i loro rappresentanti aziendali non li avessero indotti a scioperi e comportamenti tali da pregiudicare il raggiungimento degli obiettivi congiuntamente fissati».

Quindi scandisce: «Fincantieri ha erogato, e continuerà a farlo se ci saranno le condizioni, premi ai propri dirigenti, e a quadri, capi centro, capi officina, vice capi officina, capi prodotto e capi ufficio relativi agli obiettivi del 2014, ed è pronta a fare altrettanto a favore di tutti coloro che accetteranno di raccogliere e affrontare con successo quelle sfide che potranno garantirle un futuro». Insomma, s’alzano le temperature lungo il percorso della trattativa aperta in ordine al nuovo integrativo per la quale entro i primi 10 giorni di giugno è previsto un nuovo tavolo tra le parti a Roma.

Dai sindacati i rimandi non sono da meno. Moreno Luxich, della Rsu Fiom, osserva: «Se ci sono soldi per i premi ai dirigenti, non possiamo che dedurne come il problema di fondo per l’azienda non sia quello di operare risparmi. La decadenza dell’integrativo del 2009 ha messo in forte difficoltà i lavoratori. Non è certo un atteggiamento che aiuta peraltro a perseguire un accordo sul nuovo contratto». Andrea Holjar, Rsu Uilm, taglia corto: «Come sempre si mettono le mani in tasca ai lavoratori, per motivi diversi dall’attività professionale garantita. Non si parla, invece, di carenze organizzative del lavoro, di progettazioni per le quali gli stessi lavoratori hanno dovuto mettere mano per recuperare gli errori».

Con Luca Furlan, della Uilm provinciale, ad annotare: «L’azienda chiede sacrifici per addivenire al nuovo integrativo e premia i dirigenti: i conti non tornano. Certo, è libera di recuperare le risorse per i propri dirigenti, ma logica e rispetto vogliono che vi sia uno “stop” per tutti, trattandosi peraltro dello stesso integrativo in corso. Se invece si vogliono dividere i lavoratori, non ci si aspetti di raggiungere il vero obiettivo. Così si crea solo motivo di attrito e l’ennesimo mal di pancia nella base. Tutto ciò rischia di allungare i tempi ai fini dell’accordo che noi invece auspichiamo possa concludersi prima delle ferie agostane. L’azienda può fare molto per il comparto, ci metta il suo e noi faremo la nostra parte».

Gianpiero Turus, della Fim Cisl provinciale, parla di una decisione che «crea un solco profondo tra la dirigenza e il resto dei dipendenti, quando poi viene chiesto di remare in un’unica direzione. Sono segnali che rischiano di inficiare la stessa trattativa in corso. Così non si va da nessuna parte». Dall’Ugl, il segretario provinciale Mauro Marcatti osserva: «È inaccettabile un atteggiamento simile, in un contesto già complesso e delicato, per giunta a ridosso della scadenza delle Rsu. Capisco che Fincantieri investa sotto il profilo della formazione e della sicurezza, ma ci sono troppe questioni che non inducono certo all’ottismo». E Alessandro Zuppin, della Rsu Ugl, dice: «Elargire i premi è bene, ma trovo scandaloso che valga per i dirigenti penalizzando la vera forza lavoro. Non posso che cogliere una sola logica: divide et impera».

L’azienda ribalta i termini della questione: «Ancora una volta dobbiamo assistere a uno sterile e vano esercizio oratorio delle Rsu del cantiere che pensando di mostrare i muscoli evidenziano tutta la loro debolezza. L’azienda vuole sapere quante navi hanno portato le Rsu in tutti questi anni e, soprattutto, si chiede, e chiede, chi sia a progettarle, pianificarne e seguirne la costruzione, con l’indispensabile supporto degli appalti, e a consegnarle rispettando tempi e costi, nonostante ci sia chi faccia di tutto perchè ciò non avvenga. A cosa servono delle Rsu sfilacciate come quelle attuali, che non rispondono alla chiamata all’unità dell’azienda per affrontare gli immani impegni che l’attende e che si mettono contro solo per partito preso, come fossero terze rispetto alla stessa Fincantieri?».

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