Trieste, «esplosione in via Baiamonti, colpa dell’idraulico»
I periti incaricati dal pm spiegano che a causare l’esplosione costata la vita ad Aldo Flego fu un tubo del gas lasciato “libero” in cucina. La ditta incaricata non aveva i titoli necessari per effettuare quel tipo di lavori

TRIESTE Il tubo del gas era libero: non era stato collegato ad alcun apparecchio della cucina. Così in poche ore il gas metano ha invaso la stanza ed è bastato accendere la luce per causare il disastro.
Questa dunque è stata la causa dell’eplosione della casa di via Baiamonti 71 dove il 20 febbraio è morto Aldo Flego, 71 anni. Lo scrivono a chiarissime lettere l’ingegner Giuseppe Giannace e il perito Andrea Disnan, i consulenti tecnici del pm Pietro Montrone, il magistrato titolare del fascicolo.

Nei giorni scorsi hanno consegnato la perizia che era stata disposta appunto dal pm Montrone pochi giorni dopo il disastro per il quale sono indagati l’idraulico Davide Mozina, 36 anni, dipendente della ditta Astec Srl che, in subapppalto dalla Installo Srl, aveva effettuato le operazioni preliminari e che avrebbe dovuto poi ultimare l’installazione del piano cottura collegandolo alla rete del gas, dell’acqua e dell’elettricità, i due montatori Ioan Josif Volosanca, 31 anni e George Mihalcea, 25 anni, cittadini rumeni, dipendenti della cooperativa La Sfinge che aveva un contratto di subappalto con la ditta Blg Logistic Solution per installare la cucina che Marcella Flego, la proprietaria dell’alloggio, pure indagata, aveva acquistato qualche giorno prima all’Ikea di Villesse.
L’accusa è per tutti di disastro e omicidio colposo. Sono assistiti dagli avvocati Tiziana Benussi, Pietro Redivo e Mersedes Giuseppin. Parti civili per conto degli altri danneggiati dall’esplosione, Filomena Gallone, Alessandro Seminara e Elvi Sedmak, gli avvocati Micaela Capraro, Antonella Stella e Carmine Pullano.
Via Baiamonti tre mesi dopo l'esplosione della palazzina
Scrivono i periti: «La presenza del metano nei locali dell’appartamento e la successiva esplosione sono da ascriversi con ragionevole certezza alla circostanza che una parte dell’impianto interno del gas non risultava essere collegata a nessun apparecchio e senza che fossero state adottate le cautele previste dalla normativa». «In tali condizioni - continuano - chiunque degli occupanti l’appartamento avrebbe potuto aprire il “rubinetto” e consentire quindi la fuoriuscita del metano che avrebbe poi generato l’esplosione che nei fatti si è verificata».
Ma c’è di più. La ditta Astec Srl non è risultata in regola. Il tecnico Davide Mozina non avrebbe potuto effettuare l’intervento preliminare. Si legge in proposito: «La ditta Astec Srl non risultava abilitata per i lavori di installazione, trasformazione, ampliamento e manutenzione degli impianti per la distribuzione del gas». E ancora: «La ditta Installo che ha commissionato alla Astec i lavori di scollegamento e successivo collegamento del piano cottura all’impianto gas di casa ha violato l’obbligo previsto di affidare i lavori in questione a una ditta abilitata».
Emergono nella perizia anche altri elementi di responsabilità indiretta. Spiegano sempre i consulenti del pm: «L’operazione di distacco e successivo collegamento di un apparecchio alimentato a gas combustibile all’impianto di casa si configura come un intervento di manutenzione straordinaria per il quale il committente (ndr, Marcella Flego, la proprietaria dell’immobile) è tenuto ad affidare i lavori a un’impresa abilitata che, a sua volta, deve eseguire l’intervento secondo la normativa e rimanendo responsabile della corretta esecuzione degli stessi».
Ma i consulenti del pm affrontano la questione in maniera ancora più incisiva formulando precise e definite responsabilità nei confronti dell’idraulico dipendente della Astec Srl: «Le operazioni effettuate dal signor Mozina non possono ritenersi eseguite in conformità alla regola dell’arte in quanto il tecnico, per scollegare il piano cottura della cucina dall’impianto del gas, si è limitato semplicemente a chiudere la valvola di intercettazione del gas e, quindi, a riportare tale informazione al figlio della signora Flego per poi dirigersi in un altro luogo di lavoro senza aver adottato le previste cautele». Più chiaro di così.
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