Riappare la scritta Tito sul monte Sabotino
Riemersa grazie alla ripulitura della vegetazione e alla pitturazione dei massi

Puntuale a primavera sul versante sloveno del monte Sabotino sboccia la scritta lapidea “Tito”. Da parecchi giorni il nome del maresciallo campeggia in evidenza grazie alla ripulitura della vegetazione e alla pitturazione di colore bianco dei massi che lo compongono.
Ormai Tito, la scritta, è un elemento familiare della scenografia goriziana e poco importa se un tempo, durante la guerra fredda, era sinonimo di minaccia e di sberleffo nei confronti dell’italianità di Gorizia.
Non sarebbe nemmeno il caso di stupirsi se a interessarsi a Tito non fosse stato il Corriere della Sera. Ieri una gentile cronista ci ha chiesto informazioni sulla scritta, manifestando stupore e curiosità per questa singolare vicenda.
Non rammentiamo bene, ma forse nella mostra fotografica sul Novecento goriziano esposta in questi giorni (fino al 7 giugno) alla Biblioteca statale isontina e reduce dall’ospitalità alla biblioteca del Senato mancava la foto della scritta. Declinata nel corso degli anni in svariate versioni: da Nas Tito a W Tito e altro ancora.
Va dato atto agli autori della pitturazione di essere dei coriacei lavoratori perché a tenere in ordine le composizione calcarea ci vogliono braccia e gambe. Il nome del maresciallo ricompare nel periodo della conclusione della Seconda guerra mondiale, per enfatizzare la resistenza dei partigiani. Analogamente succede tanto sul monte Concusso, vicino a Basovizza sul Carso triestino: solo che in questo caso la scritta è composta in verticale e molto più grande. Buon che a sorvegliare e a proteggere il Tito goriziano ci sta il santuario dei Montesanto che in certe prospettive fotografiche sembra un unicum con le pietre parlanti.
Segnalare la ripitturazione della scritta nei giorni scorsi avrebbe forse contribuire a cospargere d’aceto la miccia della tensione precedente ai cortei di sabato. Chissà, forse a suggerire al Corsera di occuparsi di questa stranezza goriziana è stato l’ex direttore Paolo Mieli, ieri al Teatro Verdi nell’ambito di èStoria. Un appello ai “maleintenzionati”: che nessuno si sogni di rendere visibile la scritta W l’Italia poco distante dal maresciallo. Buon che a sorvegliare sono le leggendarie vipere del Sabotino. (ro.co.)
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