«Contagiata dal sorriso e dalla serenità del Papa»
La testimonianza di Silvia Paoletti che era a capo delle delegazione isontina delle Acli in visita al Santo Padre. «Ci ha ringraziato per il lavoro che facciamo»

«Incontrare il Santo Padre è stata un’esperienza unica. Che ricorderemo per molti e molti anni».
È ancora visibilmente (e comprensibilmente) emozionata Silvia Paoletti che ha giudato la delegazione delle Acli provinciali all’incontro con Papa Francesco: delegazione composta da 17 persone. «Il Pontefice ha voluto incontrare i 7.300 aclisti che animano questa organizzazione in tutta Italia - spiega Paoletti -. Ci ha ringraziato per il lavoro svolto e ha sottolineato come oggi ci sia bisogno di un’associazione che si rivolge alle problematiche sociali che le persone stanno vivendo. Papa Francesco ha ricordato le problematiche del mondo del lavoro, spendendo parole di gratitudine per il nostro lavoro di carattere sociale».
Silvia Paoletti ha avuto un incontro ravvicinato con il Santo Padre. «Gli ho toccato il braccio. Non vi dico l’emozione provata in quei momenti. Il suo sorriso e la sua serenità hanno contagiato tutti».
Importanti i concetti espressi dal Papa. Lo Stato sociale non va tagliato, perché «non è un costo», ma «una infrastruttura dello sviluppo»: il sostegno economico a chi, in numero sempre maggiore, finisce sotto la soglia della povertà porta infatti «benefici a tutta la società». Inoltre, servono «risposte sollecite e vigorose» contro «l’estendersi della precarietà, del lavoro nero e del ricatto malavitoso», fattori che «tolgono dignità», specie tra i giovani alle prese con la disoccupazione.
Sì, il Santo Padre ha riservato un discorso molto denso di contenuti agli oltre 7.000 delle Acli incontrati nell’Aula Paolo VI, a 70 anni dalla fondazione dell’associazione cristiana dei lavoratori. Un intervento in cui ha puntato nuovamente il dito contro il «dio denaro» che domina il sistema economico e la società, e contro la «cultura dello scarto» a spese di bambini, giovani e anziani. Il Papa ha esordito mettendo in guardia dal rapido ampliarsi delle «disuguaglianze» nell’odierno «mondo globale». «Non possiamo permetterlo», ha esclamato, invocando «alternative eque e solidali». «L’estendersi della precarietà, del lavoro nero e del ricatto malavitoso - ha quindi affermato - fa sperimentare, soprattutto tra le giovani generazioni, che la mancanza del lavoro toglie dignità, impedisce la pienezza della vita umana e reclama una risposta sollecita e vigorosa». Risposte, ha aggiunto, «contro questo sistema economico mondiale dove al centro non ci sono l'uomo e la donna: c'è un idolo, il dio-denaro, È questo che comanda». E questo dio-denaro «distrugge, e provoca la cultura dello scarto». Si scartano, ha lamentato il Papa, i bambini, «perché non si fanno, si sfruttano o si uccidono prima di nascere». Si scartano gli anziani, «perché non hanno la cura dignitosa, non hanno le medicine, hanno pensioni miserabili». E adesso «si scartano i giovani», ha detto ricordando il 40% e più di giovani che «in questa terra tanto generosa» non hanno lavoro: «sono materiale di scarto - ha duramente rilevato - ma sono anche il sacrificio che questa società, mondana e egoista, offre al dio-denaro, che è al centro del nostro sistema economico mondiale». Quella che Bergoglio ha voluto invece indicare, «un sogno che vola più in alto», è la prospettiva di un «lavoro libero, creativo. partecipativo e solidale». Libero mentre oggi «troppo spesso il lavoro è succube di oppressioni a diversi livelli».
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