Concessione A4, la Ue apre alla proroga
Autobrennero incassa un primo via libera al rinnovo. E Autovie confida in un identico trattamento

TRIESTE. Prudenza, molta prudenza. Ma le voci che arrivano da Bruxelles dopo l’ennesimo vertice in settimana tra governo e direzioni generali Concorrenza e Mercato dell’Unione europea sembrano favorevoli al prolungamento delle concessioni autostradali a fronte di impegni certi per il miglioramento della servizio (lo è tra l’altro, quello per terza corsia della A4) e di tariffe calmierate. Per Autobrennero, in particolare, sarebbe cosa fatta. E la cosa non potrebbe non essere letta in maniera positiva anche da Autovie Venete dato che, conferma il presidente Emilio Terpin, «la due posizioni risulterebbero allineate».
In discussione due articoli dalle direttiva europea 23/2014. Quella che da un lato pare fare rientrare Autovie tra le società “in house”, quelle per le quali non si imporrebbe l’aggiudicazione di una concessione via gara, in quanto oltre l’80% delle loro attività sono effettuate nelle svolgimento dei compiti affidati dalla controllante pubblica (con i privati presenti, ma senza potere di veto), dall’altro pone invece il nodo da sciogliere di una concessionaria Fvg non controllata né dal concedente, il ministero, né direttamente dalla Regione, ma attraverso una società di diritto privato come Friulia.
Tenendo anche conto del fatto che il ministero ha imposto a inizio anno aumenti tariffari più contenuti rispetto ai patti del Piano economico-finanziario, uno dei motivi per cui la Ue potrebbe dare il via libera alle proroghe senza gara, il dossier Autobrennero (richiesta di prolungamento fino al 2045)-Autovie (fino al 2038) sembra aver convinto le dg Concorrenza e Mercato, mentre per Sias (l’obiettivo è di accorpare le otto concessioni del gruppo Gavio in un’unica convenzione) si andrebbe a una proroga più ridotta, al 2024 o al 2026.
A confermare la soluzione favorevole alle richieste del governo è anche una nota del presidente di Aiscat Fabrizio Palenzona, che esprime apprezzamento nei confronti del presidente del Consiglio Matteo Renzi e del ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio «per avere sostanzialmente avviato a chiusura la delicata procedura europea aperta nello scorso agosto». Il riferimento è alle tre pre-notifiche inviate da Roma per non incorrere nelle procedure di infrazione.
Giocando d’anticipo il governo trasferì allora a Bruxelles tutte le informazioni a supporto dell’opportunità di rinnovare le concessioni delle tratte autostradali, sostenendo che proroghe mirate alla qualità del servizio e al contenimento degli incrementi tariffari rientrerebbero nei limiti delle norme sugli aiuti di Stato. In sostanza, come ripete a ogni incontro, il ministero rimarca all’Ue che questo tipo di provvedimenti non può essere ritenuto anticoncorrenziale in presenza di impegni certi dei concessionari in termini di investimenti e di aumenti contenuti al casello (il nuovo Pef di Autovie non va oltre l’1,5% annuo).
Nell’attesa che Concorrenza e Mercato ratifichino per via scritta l’intesa raggiunta martedì, con l’effetto immediato che l’Italia potrà passare dalla fase preventiva a quelle delle notifiche vere e proprie, Aiscat avverte peraltro il governo che è ora «necessario definire con le concessionarie interessate i contenuti delle specifiche intese tali da concretizzare gli obiettivi di partenza assicurando l'equilibrio economico finanziario dei piani, tariffe competitive e la prosecuzione degli investimenti». E aggiunge, ancora più chiaramente: «Aiscat ribadisce la centralità del principio della certezza giuridica che impone il rispetto dei contratti e accordi sottoscritti e ancor più particolarmente in un momento in cui deve essere promossa la crescita e l'interesse degli investitori».
È fatta? Probabilmente non ancora, ma l’orientamento è senz’altro positivo dal punto di vista nazionale. «A quanto ci risulta - fa sapere il presidente di Autovie Terpin ribadendo peraltro un atteggiamento prudentissimo - saranno effettuati a breve gli approfondimenti per verificare la percorribilità delle ipotesi operative individuate, vale a dire il ricorso alle procedure “in house”».
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