Fusione dei Comuni Assist della Regione però Ronchi diserta
L’assessore Panontin al tavolo con gli esponenti referendari Il sindaco Altran: «Favorevole ma la mia firma non ha senso»

Ci sono assenze che pesano. E quella di uno dei tre sindaci dei Comuni interessati al nodo-fusione ieri si è fatta notare. Specialmente quando al convegno convocato sul tema la Regione, rappresentata in quella sede dall’assessore Paolo Panontin, papà della riforma sugli enti locali, a Monfalcone ha lanciato la volata all’accorpamento delle municipalità. «Nei miei interventi spesso cito l’esempio di questa città, di Ronchi e Staranzano - ha detto nel suo incipit -: se rimuovi i cartelli stradali dei tre Comuni, non capisci più dove finisce uno e dove comincia l’altro». E ancora: «Anche l’Anci nazionale ha evidenziato che la strada delle fusioni è da perseguire: non vedo assolutamente contraddizioni con il processo dell’Unione, anzi li ritengo due iter perfettamente sovrapponibili».
Dunque davanti a una platea di oltre una settantina di persone (molti i volti noti in ambito politico, pochi quelli di persone completamente avulse dai circuiti partitici) si è tenuto alla Galleria comunale l’iniziativa organizzata dal presidente del sodalizio Maurizio Volpato. La carellata di figure note contempla: Bertoli, Blasig, Pizzolitto, Del Bello, Ghinelli, Redivo, Bergamin, Razzini, Di Ilio, Corà, Rossi e - unico esponente ronchese - Miniussi (Umberto). Avvistato anche Vescovini. Ma Fontanot, sindaco di Ronchi, a questo primo convegno pubblico di “CittàComune per...” non si è fatto vedere. Dopo aver lanciato strali alla sponsorizzazione della Bcc di Staranzano e Villesse, che però ieri ha risposto per le rime con la vicepresidente Alessandra Marocco, il primo cittadino ronchese ha dribblato l’evento. «Mai arrivato l’invito e comunque devo partecipare alla Commissione per il bilancio. D’altro canto non credo ci siano corriere di interessati dal mio Comune», ha precisato ieri al telefono.
Altrimenti hanno fatto Silvia Altran e Riccardo Marchesan, primi cittadini di Monfalcone e Staranzano, i quali invece hanno voluto ascoltare le ragioni del sì all’accorpamento, pur mantenendo le posizioni assunte. Così Altran a margine del convegno: «Non è novità di oggi, ma sono sempre stata favorevole alle fusioni. Non ho sottoscritto la petizione per il semplice fatto che sarebbe come se scrivessi a me stessa e non avrebbe senso. La tempistica tuttavia non è un fattore irrilevante e ora la nostra priorità è l’Uti». Più esplicito Marchesan: «I Comuni di Teor e Rivignano, che si stanno unendo, hanno chiesto un esonero dal processo delle Uti, perché altrimenti, a condurre entrambe le operazioni, si rischia la paralisi: è il motivo per il quale credo che nella fase iniziale si debba procedere con le Unioni e, solo dopo, con le fusioni».
Circostanza invece confutata da Volpato. Al di là dei distinguo dei sindaci, infatti, ieri è stata la serata del sì. Sì all’accorpamento, sì alle economie di scala, sì agli incentivi previsti dalla legge per chi mette in atto le “rivoluzioni” negli assetti territoriali. «I tempi sono ampiamente scaduti da molti anni - così Volpato - e la fusione si può e si deve fare il prima possibile per ottenere i benefici, che si sommeranno a quelli delle Unioni». Aspetti peraltro a lungo sottolineati anche dai relatori Leopoldo Coen e Lorenzo Presot, nonché da Panontin. A ritmo incalzante Volpato ha sciorinato le cifre pro-fusione: un sindaco anziché 3, 7 assessori al posto di 18 e 24 consiglieri invece di 60. 298mila euro versus gli attuali 558mila di spesa. E 318 dipendenti su un solo territorio (ora ve ne sono 480). Poi: meno 260mila euro all’anno di costi per la politica, meno 3 milioni sulla ristrutturazione degli uffici. Tra i vantaggi, infine, il fondo annuale da 500mila euro per i primi 36 mesi e 250mila euro per il 4° e 5° anno; passando per lo svincolo dal patto di stabilità. Si è posto altresì l’accento sui «criteri preferenziali per il finanziamento regionale di opere strategiche a favore degli enti uniti». «Si tratta - ancora Volpato - di risorse consistenti, decine di milioni, che servirebbero a compensare i tagli del Governo verso Regioni e Comuni, mantenendo qualità dei servizi, ma anche a investire in opere strategiche, nonché a ridurre la pressione fiscale». Insomma, le fusioni «hanno una marcia in più».
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