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Le prime baby vittime dell’infermiere

Chiuse le indagini del pm Montrone sul dipendente del “Burlo” Cosolo. Dieci famiglie già pronte a costituirsi parte civile

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L'ingresso del Pronto soccorso dell'Ospedale Burlo Garofolo 

Sono dieci le prime vittime ufficiali di Mauro Cosolo. Quelle i cui genitori sono già pronti a costituirsi parte civile avendo scoperto che le loro bambine erano state filmate dall’insospettabile infermiere del Burlo Garofolo, arrestato due mesi fa dai poliziotti della Squadra mobile per atti sessuali con minorenni, mentre si trovavano nella sala gessi dell’ospedale infantile.

Sono dieci le prime vittime ufficiali ma, con tutta probabilità, non saranno le sole. Almeno trenta se ne potrebbero aggiungere nelle prossime settimane: sono più di quaranta, infatti, le bambine e le ragazzine oggetto delle attenzioni dell’infermiere cinquantanovenne identificate dai poliziotti della seconda sezione nel corso della prima fase delle indagini.

I numeri emergono dall’avviso di conclusione delle indagini preliminari che è stato depositato dal pm Pietro Montrone. L’accusa è quella di violenza sessuale. Cosolo si trova agli arresti domiciliari da una decina di giorni. A disporli il giudice Laura Barresi che ha accolto le richieste degli avvocati difensori Raffaele Leo e Marta Silano indirizzate a un alleggerimento delle condizioni di detenzione: un atto ritenuto necessario perché la perizia del consulente, lo psichiatra Calogero Anzallo nominato subito dal giudice, aveva evidenziato un grave stato di sofferenza di Cosolo e lasciato chiaramente evidenziare il pericolo di un gesto estremo. L’infermiere del Burlo, tuttavia, rischia di non essere al sicuro nemmeno a casa. Nei giorni scorsi, infatti, sui muri esterni dello stabile dove vive sono apparse alcune scritte con pesanti minacce nei suoi confronti.

Gli avvocati di Cosolo, a questo punto, dopo l’avviso di conclusione delle indagini, avranno venti giorni di tempo per chiedere al pm Montrone di interrogare il proprio assistito ovvero per depositare memorie difensive o atti utili alle indagini. Poi scatterà la richiesta di rinvio a giudizio.

Le prove a carico sono numerose. Ci sono ben 250 video e numerose foto estrapolate dai filmati realizzati dall’infermiere durante le visite alla sala gessi di bambine che avevano subito traumi o fratture. Molti genitori, pur essendo stati presenti alle visite, non si erano resi conto di quello che, secondo l’ipotesi d’accusa, l’insospettabile infermiere faveva protetto da una tenda. Nemmeno le bambine avevano capito. Su questi filmati sono in corso ulteriori accertamenti da parte dei poliziotti.

La denuncia che ha innescato le indagini del pm Montrone risale allo scorso settembre. In quei giorni era arrivata al Burlo una ragazzina di 12 anni che si era rotta una gamba.

La giovanissima paziente era accompagnata dalla mamma. Accolta nell’ambulatorio del reparto di Ortopedia, dopo la visita dello specialista, la ragazzina era stata affidata all’infermiere addetto alla sala gessi: Mauro Cosolo, appunto. L’uomo, secondo la denuncia della madre, aveva agito protetto da una tenda che la separava dalla bambina. Insospettita, la donna ne aveva parlato con il medico responsabile della struttura Marco Rozzo che, a sua volta, aveva attivato la Direzione sanitaria.

Le indagini erano scattate dopo un paio di giorni. Gli investigatori della Mobile, su incarico del pm Montrone, avevano installato telecamere in tutto l’ambulatorio. Qualche giorno dopo era arrivata un’altra bambina che si era rotta un braccio. Anche lei era stata sistemata sul lettino mentre la madre era stata tenuta lontana. Oltre la tenda. Nel giro di pochi minuti Cosolo era entrato in azione con la telecamera passata sotto il lenzuolino. La madre non si era accorta di nulla. E la piccola non si era nemmeno resa conto che quelle non erano cure. L’infermiere, a quel punto, era stato dapprima messo in ferie e poi trasferito. Successivamente, su ordine del pm, era scattata la perquisizione domiciliare. E gli agenti avevano trovato le conferme necessarie.

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