«Sabbadin non è socialmente pericoloso»
La sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Venezia chiude un caso giudiziario lungo sette anni

L’imprenditore sancanzianese con interessi a Trieste Giorgio Sabbadin non è socialmente pericoloso. L’ha sentenziato la Corte d’Assise d’Appello di Venezia ponendo fine a una vicenda giudiziaria lunga e complessa.
Sabbadin era coinvolto nell'omicidio della cognata Natalia Fernandez Gonzales, cameriera di un ristorante delle Torri d'Europa di Trieste freddata a Sincelejo, in Colombia, il 22 aprile del 2008. Sabbadin e Leonidas Betancourth, marito di Natalia, erano stati assolti dall'accusa di omicidio volontario premeditato nel marzo 2011 dal Tribunale di Trieste. Ma nella ricostruzione emersa dalle motivazioni della sentenza, la Corte d'Assise d'Appello aveva ipotizzato che - pur non essendoci riuscito - Sabbadin avesse istigato Leonidas Betancourth ad assoldare un killer che però, sbagliando, aveva ucciso Natalia, scambiandola per Marina Betancourth, moglie separata di Giorgio.
Questo passo della sentenza è stato il presupposto dell'impugnazione da parte del procuratore generale riguardo le misure di sicurezza nei confronti di Sabbadin. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del procuratore generale e ha appunto rimandato ai giudici di Venezia proprio la questione delle misure di sicurezza a carico di Sabbadin difeso dagli avvocati Franco Ferletic e Antonio Franchini.
Ora bisognerà attendere il deposito della motivazione della sentenza per capire se Sabbadin è stato giudicato non pericoloso socialmente sulla base di dati di fatto o in virtù del tempo trascorso dall’accusa contestata a oggi.
A Venezia a rappresentare le parti civili, l’ex moglie e i figli di Sabbadin e i figli di Natalia, era presente l’avvocato Sascha Kristancic.
Giorgio Sababdin era stato raggiunto da un'ordinanza di custodia cautelare emessa su richiesta dell'allora pm di Trieste Raffaele Tito, poi il Riesame lo aveva mandato libero. Era stato assolto, come detto, sia in primo che in secondo grado. La Corte d'Assise d'Appello aveva confermato la sentenza del gup Luigi Dainotti.
Si conclude dunque una vicenda giudiziaria complessa e che ben rappresenta la tortuosità e la lungaggine della giustizia in Italia. (ro.co.)
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