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Spese pazze, Razzini verso l’assoluzione

La richiesta del pm in vista della sentenza. L’ex consigliere regionale leghista accusato di peculato

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Federico Razzini 

TRIESTE. «Noi avevamo sempre detto che l’accusa era infondata». L’avvocato dell’ex consigliere regionale leghista Federico Razzini, Caterina Belletti, è raggiante dopo essere uscita dall’udienza in cui il suo assistito affrontava un’accusa di peculato per l’acquisto di beni strumentali comperati con i fondi del gruppo e non restituiti. Ieri, infatti, il pm ha chiesto l’assoluzione dell'imputato.

La sentenza verrà pronunciata appena il 18 di giugno ma l’uomo del Carroccio si dirige verso quella data con un certo ottimismo. «Anche il pm ha riconosciuto la fondatezza delle nostre ragioni - dice Belletti -: da subito Razzini aveva restituito una parte dei beni, mentre per l’altra aveva fatto richiesta di acquisto, poi portata a compimento. Avevamo delle lettere a provarlo, sicché non c'era alcun margine per ipotizzare un peculato».

Questo procedimento contro il monfalconese Razzini è una storia a sé nel panorama intricato dell’inchiesta “spese pazze”. Ecco la dinamica dei fatti nel racconto della legale di Razzini: «A fine giugno 2013 il mio assistito ha ricevuto una lettera dal suo capogruppo, Danilo Narduzzi, in cui si chiedeva la restituzione dei beni strumentali acquistati con i fondi del gruppo. Razzini ha dato immediatamente la disponibilità, chiedendo quale cifra avrebbe dovuto corrispondere per riscattare alcuni di essi. A questa richiesta telefonica non ha avuto risposta».

D’accordo con Belletti, Razzini ha inviato una lettera in data 8 luglio: «In quella lettera abbiamo esplicitamente offerto la restituzione dei beni e il costo di quelli da riscattare». Mentre Razzini attendeva risposta, ritardata anche da un cambio agli addetti di segreteria, «è arrivato l'avviso di garanzia», dice Belletti. «La situazione venutasi a creare a quel punto era difficilmente sostenibile - spiega l'avvocato -. Dove stava l'elemento di appropriazione?».

È per questo motivo che Belletti si è opposta all'unificazione di questo procedimento con quelli che  coinvolgevano Razzini assieme ad altri consiglieri leghisti e del Pdl. «Sapevamo per certo di avere in mano tutte le carte per provare l'inconsistenza dell'accusa - dice Belletti -. Non che per l'altro filone non ne siamo altrettanto convinti, ma in questo caso la soluzione era veramente a portata di mano e da subito abbiamo sostenuto la posizione che oggi ci è stata riconosciuta. Ecco perché abbiamo optato per l'abbreviato».

Per Razzini questo è soltanto un capitolo nell’odissea dell’inchiesta “spese pazze”, però è un capitolo positivo: «Dopo due anni di sofferenze evitabili posso dire di avere un pizzico di fiducia in più nella giustizia italiana». Aggiunge Belletti: «Una cosa che va riconosciuta al mio assistito: è di non essere mai sfuggito dal processo». Ora l'ex consigliere regionale monfalconese attende il 18 di giugno per togliersi almeno questo peso dalle spalle.

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