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Violentò la ex, condannato a due anni

Il Tribunale di Gorizia ha accertato la colpevolezza di un friulano che aveva aggredito a Grado una triestina di 19 anni

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Un'immagine simbolo della violenza contro le donne 

GRADO. Non le dava tregua, messaggi al cellulare, insistenze, anche pedinamenti. Finchè, era l’estate del 2012, a Grado, il giovane friulano, Luca Fereghino, all’epoca 30enne, era riuscito in qualche modo a portare la ragazza, una triestina di 19 anni, S.B. le sue iniziali, nel suo appartamento, per poi “metterle le mani addosso” contro la sua volontà. La ragazza s’era ribellata e nel tentare di sfuggire ai palpeggiamenti e di guadagnare l’uscita, aveva riportato alcune lesioni, ecchimosi e la distorsione ad un piede. Uscita dall’appartamento, la triestina s’era rivolta alla locale caserma dei carabinieri per presentare denuncia.

Fereghino, di Moruzzo, era stato così arrestato con l’accusa di violenza sessuale, lesioni personali, sequestro di persona e furto.

Giovedì sera, nell’ex sala Assise del Tribunale di Gorizia, al termine dell’udienza celebrata a porte chiuse, è stata pronunciata la condanna. Si tratta di 2 anni per violenza sessuale, pur attenuata dal fatto che non era stato consumato un vero e proprio rapporto intimo, senza condizionale, con risarcimento da definirsi in sede civile, nonchè il pagamento delle spese legali, a fronte di una provvisionale di 10mila euro. Il Collegio giudicante presieduto da Francesca Clocchiatti, ha inoltre disposto nei confronti dell’uomo l’interdizione perpetua dall’ufficio di tutore e curatore di minori. Sono state anche riconosciute le lesioni aggravate, mentre per il sequestro di persona è stata disposta l’assoluzione. C’è poi il riconoscimento del furto, in relazione ad una circostanza pregressa, avvenuta in quella stessa giornata: l’incontro in un viale di Grado tra i due, durante il quale l’uomo aveva sottratto dal cestino della bicicletta della ragazza la borsa, al fine di impossessarsi del suo cellulare per controllare contatti e telefonate.

Il fatto risale al 23 luglio 2012. La ragazza triestina si trovava in vacanza sull’Isola, dove la sua famiglia aveva un’abitazione. È quindi durante quella giornata che si sono susseguiti i fatti, fino alla denuncia da parte della ragazza ai carabinieri di Grado.

Fereghino rimase una sola notte in carcere: l’allora Gip Massimiliano Rainieri, in udienza aveva convalidato l’arresto disponendone la scarcerazione, imponendo contestualmente il divieto per l’uomo di avvicinarsi all’abitazione della ragazza.

A difendere la triestina è stato l’avvocato Giovanni Di Lullo, di Trieste, mentre il friulano è stato assistito dall’avvocato Roberto Mete. All’epoca dei fatti, i familiari dell’uomo, unitamente al legale difensore, avevano obiettato sulla gravità della circostanza ridimensionando la violenza sessuale e chiamando in causa i rapporti tra i due giovani.

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