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Aggredì una ragazzina, tre anni e 4 mesi

Condannato un uomo che a novembre aveva tentato di violentare per strada un’undicenne, riuscita poi a scappare a casa

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Una pattuglia dei carabinieri 

Tre anni e quattro mesi per aver tentato di abusare di una ragazzina di 11 anni che fortunatamente era riuscita a scappare via. È questa la pena alla quale è stato condannato Carmine Montella, 45 anni, originario di Portici in provincia di Napoli che da tempo vive a Trieste. A pronunciare la sentenza, al termine del processo celebrato con rito abbreviato, è stato il giudice Giorgio Nicoli che ha accolto le richieste del pm Pietro Montrone. Il difensore, l’avvocato Enrico Miscia, si era battuto per l’assoluzione.

La vicenda porta la data del 20 novembre dello scorso anno. Tutto era successo nel tardo pomeriggio. Su un bus diretto a Muggia gli occhi di Montella, la testa imbevuta nell’alcol trangugiato durante la giornata, avevano incrociato la sagoma della ragazzina, che stava rientrando a casa, sola, dal ricreatorio. Quando lei si era preparata a scendere, lui aveva deciso di fare altrettanto. L’aveva seguita finché, sotto un ponte, in un punto buio e isolato, a soli trenta metri dalla casa della preda, l’uomo le era andato sotto. Aveva cercato di bloccarla, di baciarla, di accarezzarla sulle parti intime.

La forza scatenata dalla paura della ragazzina le aveva dato la possibilità di reagire. Si era liberata e i suoi riflessi avevano avuto la meglio su quelli intorpiditi dall’alcol di un adulto ubriaco. Si era divincolata e si era messa a correre. Lui aveva tentato di fermarla invano con un calcio, fortunatamente lieve. E la ragazzina, alla fine, aveva raggiunto casa e vi si era rifugiata. Lì, in lacrime, aveva raccontato quello che era appena successo alla sorella più grande, presente in quel momento in casa assieme al fidanzato, poco più che maggiorenne.

Quest’ultimo era subito uscito, per controllare i paraggi. Non poteva immaginare di trovarsi il balordo ancora da quelle parti: stava attendendo l’autobus alla fermata, come se nulla fosse successo. Immediata era stata a quel punto la telefonata della sorella della vittima ai carabinieri. I militari, piombati sul posto, l’avevano preso e portato in caserma, e da lì poi direttamente al Coroneo.

La ragazzina, invece, era stata sentita, alla presenza di uno psicologo, al fine di ricostruire l’accaduto. Il padre, quindi, aveva sporto denuncia, benché un reato del genere preveda che la magistratura possa comunque procedere d’ufficio anche in assenza di querela di parte. Per Montella si era trattato di un ritorno in carcere dopo neanche un anno di libertà. A dicembre 2013, infatti, era uscito dalla galera di Bolzano, dove aveva finito di scontare la pena comminatagli dal Tribunale di Trieste per la tentata rapina a mano armata di coltello, assieme a un complice, in un discount di via del Ponzianino, nel 2011. Allora la sua fuga a bordo di uno scooter era finita male, contro un muretto, e gli era costata la frattura a un piede e l’arresto della polizia. Ora la nuova condanna.

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