Fedriga: «Provocazione inutile esporre in piazza Unità la bandiera del Friuli»
Il deputato triestino della Lega Nord prende le distanze dagli attacchi all’identità di Trieste. «Pronto a dimettermi dal Parlamento per correre in Regione»

C’è subito un altolà, a Ncd e a Corrado Passera. Porta aperta, invece, a chi condividerà un programma «alternativo al modello Serracchiani». Una settimana dopo il bagno di folla a Cividale, con Matteo Salvini capopopolo e la Lega Nord che cavalca una visibilità ritrovata (per i voti si vedrà), Massimiliano Fedriga conferma che lui, in pista per le regionali 2018, c’è già. E anticipa pure l’impegno a dimettersi al momento della candidatura. «Qualcuno dirà che sono in forte anticipo, ma si deve superare la vecchia logica del mancato confronto con i cittadini e delle decisioni prese all’ultimo momento».
Nell’attesa che la partita diventi calda sul territorio, Fedriga, capogruppo del Carroccio alla Camera, torna sul caso “Fieste del Friul”, definendo una «provocazione inutile» l’esposizione della bandiera con l’aquila in piazza Unità. E si prepara a un’iniziativa d’impatto a Roma: una legge costituzionale che trasformi il Fvg - Trieste da una parte, Friuli dall’altra - in due Province autonome come Trento e Bolzano.
Come la definiamo la sua candidatura alle regionali?
Inclusiva.
Quindi non una Lega contro tutti?
La Lega mi ha chiesto la disponibilità. Non è un diktat nei confronti dei potenziali alleati, ma un’alternativa alla sinistra di Renzi e Serracchiani.
Chi includerà?
Il percorso va condiviso attorno a un programma. Non inseguiamo una coalizione a tutti i costi e con qualsiasi sigla. Serve un polo coerente che possa vincere ma anche amministrare nel rispetto degli impegni presi davanti ai cittadini.
I confini potrebbero essere quelli della ex Casa delle libertà?
I confini sono quelli del programma. Chi ci sta entra.
Ci potrebbero stare anche Ncd e la lista Passera cui ha aderito Renzo Tondo?
No, loro non possono starci e non li vogliamo. Non esistono percorsi comuni con i principali responsabili a livello governativo della politica dell’invasione. Gli elettori premiano la coerenza.
Coerenza di destra più che di centrodestra?
Destra e sinistra sono concetti superati. Su pensioni, lavoro, impresa, immigrazione, molte persone che guardavano a sinistra la pensano oggi come la Lega.
Sono le basi del programma?
Il programma dovrà essere alternativo al modello Serracchiani dell’immigrazione incontrollata, della disoccupazione alle stelle, delle tasse che continuano ad aumentare.
Cita temi nazionali.
Ma la responsabilità è spesso locale. Con Serracchiani la disoccupazione è salita quasi del 50%, si sono avviate politiche di accoglienza diffusa, si sono spesi più di 2 milioni per l’assistenza ai clandestini, ci si è dimenticati dell’opportunità della fiscalità di vantaggio, e dunque Slovenia e Carinzia mantengono condizioni di vantaggio rispetto alle nostre imprese.
Condiviso il programma anti-Serracchiani, sarebbe disposto a mettere in gioco la candidatura nelle primarie di coalizione?
Assolutamente sì. Non ho problemi a confrontarmi.
Al momento dell’ufficializzazione della candidatura, si dimetterà dal Parlamento?
Penso proprio di sì anche se quando accadrà, nel 2017, non so se l’attuale Parlamento sarà ancora in carica.
Lei fosse presidente della Regione che farebbe della sanità?
Abolirei la norma appena approvata. Una legge che, in un settore pagato interamente con i soldi dei cittadini, si permette di chiudere quattro ospedali, tagliare posti letto, cancellare reparti non può essere chiamata riforma, è un taglio.
E degli enti locali?
Altra legge sbagliata, che moltiplica i centri e aumenta i costi, senza che i cittadini possano punirti se sbagli. Come successo a Pordenone, saranno le segreterie dei partiti a decidere i governanti. Sempre a proposito di inutili sprechi, bene sarebbe che si ponesse fine ai doppioni di sedi e uffici della Regione.
Nel caso trovaste un’intesa con gli ex pidiellini anche a Trieste, vede meglio un candidato come Dipiazza o come Savino?
Vedo meglio un candidato come Roberti. Dipiazza e Savino hanno esperienza e possono essere utili, ma la città ha bisogno di un cambiamento.
Pensa che Dipiazza si convincerà a un ruolo di secondo piano?
Se un personaggio così importante per Trieste mette da parte le ambizioni personali non fa un passo indietro, ma dieci passi avanti.
Nel 2018 in Regione non ci sarà Serracchiani, ne è convinto?
Non è detto sia il 2018. Potrebbe prendere il volo prima. Si sa bene che sta utilizzando la presidenza per la sua scalata al potere romano.
Toccherà allora a Bolzonello, Iacop o Honsell?
Non escluderei De Monte. Se la sta giocando anche lei. Se si confermeranno sulla linea Serracchiani o su quella udinese di Honsell, saranno comunque tutti candidati perdenti.
Si aspetta che spunti il Tosi del Friuli Venezia Giulia?
Non vedo perché qualcuno dovrebbe votare uno che si definisce di centrodestra, ma è una brutta copia del centrosinistra.
Ci parla della sua proposta di legge costituzionale?
Ci sto lavorando. Penso a una soluzione amministrativa che possa valorizzare le diversità economico-sociali della regione. Il modello è quello delle Province autonome di Trento e Bolzano. Dunque, da una parte Trieste, dall’altra il Friuli. Con servizi condivisi, è un’operazione a costo zero.
Gorizia dove va?
Sarà il territorio a scegliere. Una parte di Gorizia potrebbe stare nell’area di Trieste, un’altra con il Friuli.
Si è discusso molto dell’identità triestina. Che ne pensa?
Trieste ha una fortissima identità data dalla sua storia asburgica e, dal punto di vista anche economico, dalla sua portualità. Negarla, come ha fatto l’assessore Torrenti, è grave soprattutto se in questa città ci vivi.
La bandiera del Friuli in piazza Unità le ha dato fastidio?
Provocazione inutile, con conseguente, evitabilissimo, scontro. Sono sempre stato favorevole alla festa della Patria del Friuli, ma il luogo delle celebrazioni è il Friuli, non Trieste.
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