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Caccia al manager low cost per rilanciare l’aeroporto

La giunta Serracchiani sposta di un mese l’assemblea per l’elezione del successore di Dressi perché non trova un presidente che si accontenti di meno di 90mila euro all’anno

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TRIESTE. Il dopo Dressi è più complicato del previsto. Al punto che il rinnovo cariche a Ronchi slitta di un mese. Questione, a quanto pare, di budget. I manager contattati dalla giunta, in primis da Debora Serracchiani, per sostituire il presidente uscente alla guida dell’Aeroporto Fvg, non avrebbero accettato una proposta inferiore al compenso attuale del numero uno dello scalo: 90mila euro, comprensivi anche delle deleghe da amministratore delegato. Non proprio come a Insiel, dove il neopresidente Simone Puksic si è accontentato di 30mila euro, ma l’intenzione sarebbe quella di una decisa sforbiciata.

Secondo indiscrezioni, al prossimo presidente dello scalo la giunta vorrebbe proporre 60mila euro onnicomprensivi. Uno stipendio che Francesco Peroni, l’assessore di riferimento delle partecipate, non conferma, precisando che si tratterà di ridefinire l’assetto della squadra e la conseguente redistribuzione delle competenze. Tanto più che il prossimo corso di Ronchi prevede un cda a ranghi ridotti (la decisione della Regione era stata anticipata nel Piano di razionalizzazione delle partecipazioni societarie): si passa da 5 a 3 poltrone, compresa quella del presidente.

Peroni non entra nel merito della paga messa nel piatto da Serracchiani (che, con in mano la delega alle infrastrutture strategiche, si occupa in prima persona della questione cariche), ma fa capire che non si devierà dall’obiettivo risparmio: «Non aumenteremo di un centesimo il costo complessivo degli organi sociali e dal management. Caso mai li ridurremo». Sulla carta bisogna anche prevedere il peso del direttore generale, quello che ha fatto tanto discutere nei mesi scorsi dato che Paolo Stradi, prima di scendere sotto il tetto massimo dei 150mila euro (la paga della presidente della Regione), viaggiava oltre i 220mila euro. Quanto al compenso del numero uno, si valuterà in base alle deleghe a lui assegnate.

Ma la volontà dell’esecutivo, a quanto pare, è appunto di sgravare il presidente dell’aeroporto di alcune funzioni (da distribuire in consiglio) in modo da ridurre la quota che alza oggi lo stipendio di Dressi: 50mila per la presidenza, 40mila per il ruolo di ad, un totale di 90mila che era di 100mila prima che la Finanziaria 2011 inaugurasse i tempi della spending review.

In un simile quadro, e tenendo anche conto di una situazione non troppo rosea in una società che ha chiuso l’ultimo bilancio con un rosso di 1,2 milioni di euro (ma in questa prima parte del 2015 i passeggeri sono in aumento), la caccia al sostituto di Dressi non è semplice. I pensionati, che forse potrebbero farsi bastare un’indennità ridotta, non si possono più indicare causa restrizioni della normativa nazionale. E un manager, soprattutto se tecnico del settore, costretto a un impegno a tempo pieno, chiede cifre non troppo diverse dallo standard. Per questo, sono sempre i rumors diffusi dai beneinformati, Serracchiani avrebbe già ricevuto un paio di rifiuti. Peroni, nemmeno su questo, concede conferme. Dice che «non c’è nessun dramma». Informa che «si stanno valutando alcune candidature, non siamo certo a zero, un lavoro si è fatto». Ma ammette che «manca ancora un candidato che abbia detto sì».

Per questo l’assemblea di rinnovo cariche che formalmente nominerà il presidente di Ronchi non si potrà tenere, come previsto, il 30 aprile. Dressi fa sapere di averla fissata il 27 maggio, ma Peroni non esclude che ci possa essere anche una data diversa. Si tratta infatti di seguire una procedura che prevede una prima indicazione del nuovo cda in giunta, un successo passaggio in commissione e un altro, e definitivo, via libera dell’esecutivo. Un iter che durerà non meno di un paio di settimane, con la necessità di individuare uno spazio in agenda all’interno dell’attività consiliare. E Dressi, ancora in sella, che ne pensa? «Nessun commento. Mi hanno chiesto gentilmente di spostare un’assemblea e io, altrettanto gentilmente, ho eseguito».

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