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Il no trasversale dei consiglieri sulla centrale a biomasse

I rappresentanti politici locali contestano la sentenza del Tar e respingono al mittente le accuse dell’imprenditore Roitz. «Rifiuto motivato e documentato»

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«Nessuna regola, nessuna legge è stata violata dal Consiglio comunale che ha solo esercitato una sua funzione legittima e doverosa. Noi rappresentiamo i cittadini e continueremo a farci carico della contrarietà da loro espressa sulla centrale a biomasse».

“No” all’impianto di via Trieste, nonostante la sentenza del Tar. Dodici consiglieri comunali dei gruppi politici più disparati (da Cingolani a Botteghi, da Stasi a Piscopo, da Comelli e Baiocchi passando per Bianchini, Policardo, Bressan, Abrami, Korsic e Rota) hanno dato vita ieri pomeriggio a una conferenza stampa in cui hanno difeso a spada tratta il ruolo del Consiglio comunale «accusato da Roitz (l’imprenditore che vuole costruire la centrale, ndr) di aver espresso un voto pregiudiziale, di essersi messo di traverso a un’iniziativa meritoria a causa - è stato detto ieri - di una forte “connotazione anti-industriale”. I fatti sono un po’ diversi da come li descrive. Il Consiglio comunale, dopo gli approfondimenti necessari, ha ritenuto che l’area residenziale fra Sant’Andrea e Sant’Anna non fosse idonea all’insediamento di un’attività inserita nell’elenco delle industrie insalubri di prima classe».

«Peraltro - ha rilevato il capogruppo del Pd, Cingolani - il parere dell’Ass parla di attività che emetterà agenti cancerogeni. Poi, dà il suo parere positivo a patto che ci sia un impianto di recupero del calore che spenga caldaie a uso domestico e industriale in maniera tale da abbattere le emissioni. Ma di questo progetto non c’è traccia alcuna». In tutti gli interventi si è ricordato quanto disposto da una sentenza del Consiglio di Stato (la n.2710 del 2012) nella quale viene definito il concetto di pianificazione urbanistica con un’accezione ampia che prende in considerazione uno “sviluppo che tenga conto sia delle potenzialità edificatorie dei suoli, non in astratto, bensì in relazione alle effettive esigenze di abitazione delle comunità e alle concrete vocazioni dei luoghi (...), sia dei valori ambientali e paesaggistici, sia di esigenze di tutela della salute e quindi della vita salubre degli abitanti”».

«Non vogliamo essere tacciati da incompetenti - lo sfogo di Bressan - perché il nostro è stato un “no” motivato e frutto di approfondimenti». Giudizio condiviso da Rota («Il Tar ha fatto un errore madornale») e da Bianchini («Stanno esautorando il Consiglio comunale che non conta più nulla. Sono stufo di questo andazzo»). I consiglieri comunali hanno tirato in ballo anche la giunta provinciale, alla quale spetta l’ultima parola. «Ci auguriamo che prenda la decisione giusta e consideri il parere negativo del Consiglio comunale. A questa responsabilità non è possibile sottrarsi e, in quest’ottica, appare stravagante la richiesta del dirigente della Direzione Ambiente della Provincia che invita il Comune a “rivalutare la questione”».

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