Amianto in porto, ex vertici nei guai
Chiesto il giudizio per Zanetti, Tonutti e Borella per la morte di un meccanico manutentore e la malattia di un collega

I ferodi delle gru del porto contenevano amianto. E anche i cordoni di amianto tagliati per realizzare le guarnizioni da utilizzare nella centrale idroelettrica contenevano amianto. Due meccanici manutentori, dipendenti del Porto, si sono ammalati di tumori correlati all’amianto. Uno, Daniele Danieli, è morto nel agosto del 2010. L’altro si è visto diagnosticare negli ultimi mesi la terribile malattia professionale.
Per questa vicenda che risale a molti anni fa sono finiti sotto indagine i vertici di quello che un tempo si chiamava Ente Autonomo Porto di Trieste: Michele Zanetti, 74 anni, presidente dal 5 aprile 1977 al 24 marzo 1990, il suo predecessore Giuseppe Tonutti, 90 anni, a capo di quella che oggi si chiama Authority tra il 1973 e il 1977, e infine Arrigo Borella, già direttore generale dell’Eapt dal primo aprile 1981 al 15 gennaio 1985. Il pm Maddalena Chergia, che ha chiesto il rinvio a giudizio, li accusa a vario titolo di omicidio colposo e lesioni colpose in concorso con altri soggetti deceduti. L’udienza è stata fissata per il prossimo 10 aprile. Tonutti e Zanetti sono assistiti dall’avvocato Ernesta Blasetti mentre Borella è seguito dall’avvocato Raffaella Bartolucci di Venezia.
Ai tre ex dirigenti viene contestato di non aver adottato tutte le misure utili a garantire la tutela della salute dei lavoratori e, in particolare, quelle relative all’utilizzo delle mascherine con gli appositi filtri, alla sistemazione dell’amianto in ambienti separati e alla dotazione negli ambienti di lavoro di impianti fissi e mobili di aspirazione. Zanetti, Tonutti e Borella sono inoltre accusati di non aver informato i lavoratori sui rischi specifici derivanti dall’inalazione delle polveri d’amianto.
In particolare, nel provvedimento, il pm cita espressamente il tipo di lavorazione che avrebbe causato l’esposizione all’amianto riferendosi alla consulenza del medico legale Fulvio Costantinides. Si tratta della «sostituzione dei freni usurati delle gru effettuata con la scalpellatura delle brocche di rame» e poi della «perforazione con il trapano per il successivo imbocco con le nuove brocche con la smussatura degli angoli vivi con l’uso di una raspa».
Ma nella richiesta di rinvio a giudizio vengono evidenziate anche altre specifiche mansioni dei due lavoratori che potrebbero aver causato l’inalazione delle fibre d’amianto. Una è rappresentata dalle operazioni di taglio su misura dei cordoni di amianto per realizzare le guarnizioni della centrale idroelettrica. L’altra invece è legata alle frenate. Manovre necessarie nella movimentazione che però provocavano usura dei freni e la conseguente liberazione delle fibre con il loro pasaggio all’interno delle cabine di guida che, peraltro, erano rivestite proprio di amianto.
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