La Bottega del vino fa flop: deserta anche la gara bis
A vuoto il secondo tentativo nonostante il ribasso del 10% sul canone d’affitto Per “scovare” un gestore del ristorante il Comune studia la trattativa privata

Non è bastato il ribasso di quasi il 10% del canone di affitto, da 59mila a 54mila euro l’anno, per rendere “appetibile” la gestione della Bottega del vino e del bar al Castello di San Giusto. Anche la seconda gara bandita dal Comune, il cui termine è scaduto alcuni giorni fa, è andata deserta.In questi mesi, dai primi giorni dello scorso novembre, quando il primo bando di gara non aveva dato alcun esito, alcuni operatori si sono fatti avanti in maniera informale, ma poi non hanno evidentemente concretizzato l’iniziale interesse.
La bella stagione, intanto, si avvicina a grandi passi. E la necessità di trovare un nuovo gestore per lo storico locale, oltre che per il bar della sede espositiva, si fa sempre più urgente, per valorizzare dal punto di vista turistico non solo il Bastione Veneto, ma l’intero Castello.
In tema di valorizzazione dello storico complesso non va poi dimenticato che agli inizi di ottobre aprirà, al Bastione Fiorito, l’Alinari Image Museum (Aim), una struttura di 500 metri quadri, con apparecchiature interattive e multimediali, dedicata all’immagine digitale ma che ospiterà anche a mostre a tema e le immagini degli archivi fotografici cittadini. E considerato che la fotografia digitale ha ormai “contagiato” milioni e milioni di persone in tutto il mondo, questo museo attrarrà sicuramente un numero di turisti superiore ai 60mila che hanno visitato il castello nel 2013.
Tornando al problema della gestione della Bottega del vino, Paolo Tassinari, assessore comunale alla Cultura, è ben conscio che i tempi sono stretti. «Stiamo valutando come procedere - commenta -. A questo punto la strada più rapida è la trattativa privata, che permette una procedura più snella rispetto alla gara. Le condizioni economiche - avverte - sarebbero però analoghe a quelle dell’ultima gara. L’alternativa alla trattativa privata è quella di modificare l’offerta, bandendo una nuova gara, ma in questo caso i tempi si allungherebbero».
Tassinari sottolinea comunque che c’è tutta l’intenzione di risolvere l’impasse in tempo per l’estate. A breve porterà quindi una nuova proposta all’esame della giunta. E, da quanto detto, è abbastanza chiaro che la scelta si sta orientando sulla trattativa privata. «Daremo il massimo di pubblicità all’offerta», rimarca l’assessore, aggiungendo, quasi a voler invogliare sin da ora i potenziali interessati, che «qualche leggero ribasso ci sarà».
Un’annotazione, quest’ultima, che suona quanto mai opportuna. Oltre all’importo del canone, infatti, le condizioni previste dall’ormai “vecchio” bando di gara (che in caso di trattativa privata è lecito pensare possano essere “ammorbidite”) risultavano piuttosto restrittive.
A cominciare dalle penali per carenze o inosservanze dei servizi minimi. Per proseguire con il fatto che nel caso il gestore non avesse pagato l’affitto per due mesi di fila il Comune avrebbe revocato la concessione.
Sull’altro fronte, quello appunto del gestore, il bando prevedeva che il contratto poteva essere rescisso, ma in questo caso il gestore stesso doveva dare un preavviso di nove mesi.
Altri vincoli riguardavano i periodi e gli orari di apertura. Lo schema di contratto indicava che ristorante e bar dovevano essere operativi per tutto l’anno solare. La chiusura del ristorante poteva avvenire solo in base a modalità concordate con il Comune, mentre il bar sul Bastione Veneto doveva funzionare nell’orario di apertura del castello al pubblico (nove ore nella bella stagione e sette ore nei mesi freddi, con due soli giorni di chiusura: Natale e Capodanno). Non solo: al di fuori degli orari di apertura, il bando prevedeva anche che il concessionario provvedesse alla sorveglianza del comprensorio.
Significativi anche i requisiti dei partecipanti alla gara sul piano professionale: un’esperienza triennale nella gestione di pubblici esercizi, e un fatturato complessivo nel periodo 2011-2013 di almeno 200mila euro (al netto dell’Iva) nel settore della somministrazione di alimenti e bevande.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
I commenti dei lettori