Le “donne della Ferriera” alzano la voce
Nasce su Facebook il gruppo formato da madri e mogli degli operai. Sabato un incontro pubblico

Vogliono salvare il posto di lavoro dei loro mariti, fidanzati, figli, fratelli, che sono gli operai della Ferriera. Vogliono garantire un domani dignitoso alle loro famiglie, il cui sostentamento dipende del futuro dell’impianto, da quanto la città saprà fare per la Ferriera. Per questo hanno creato un gruppo su Facebook, che si chiama “A favore della Ferriera”, e, dal successo delle adesioni, un’ottantina in soli tre giorni, alcune delle quali, a cominciare da quella del sindaco, Roberto Cosolini, particolarmente significative, sembra che il ragionamento attecchisca e sia compreso e apprezzato dai triestini.
Sono donne che non hanno paura di esprimere le loro opinioni, di manifestare le loro preoccupazioni, di sottolineare che non possono tornare a casa e dire ai loro figli che «non ci sono più i soldi per andare avanti». «Non siamo un gruppo politico - premette Erika Niegovan, che ha promosso l’iniziativa, trovando subito decine di collaboratrici animate dallo stesso intento - ma chiediamo a quanti sono contrari all’impianto di ricordare che gli operai sono uomini e non numeri. Che ci sono le vite di tante persone legate a quegli stipendi e che la solidarietà deve prevalere su qualsiasi altra considerazione». «Vogliamo spiegare alla città - dice Adriana Simonovich, una delle componenti del Comitato - che, dietro agli operai, ci sono famiglie, donne, bambini, tutti portatori dell’esigenza di vivere un quotidiano dignitoso e sicuro. Confermiamo la nostra piena e totale fiducia nei confronti del gruppo Arvedi - aggiunge Adriana - che per noi rappresenta l’unica speranza per il futuro». Spiega anche che «con la legge sul Job acts, quelli che lavorano da almeno due anni in Ferriera avranno qualche certezza in più, anche se non bisogna dimenticare coloro che, avendo superato la soglia della quarantina, si sentono più a rischio dei colleghi più giovani. Ma è per questo – ribadisce con forza – che abbiamo voluto organizzare questo gruppo su Facebook, strumento che ci permette di arrivare rapidamente alla pubblica opinione».
Ma non basta. Sabato, alle 16, è in programma un incontro pubblico «al quale inviteremo tutti coloro che hanno a cuore le sorti dell’impianto – insistono Erika e Adriana – perché le nostre ragioni sono chiare e vogliamo esporle a tutti con semplicità e senza paura». A sostenerle c’è anche Alessia Rosolen, consigliere comunale del movimento “Un’altra Trieste”. «La mia è un’adesione a titolo personale e non politica – spiega subito – perché quando si tratta di essere solidali con chi è in difficoltà non mi tiro mai indietro. L’ho fatto con le mogli dei cassintegrati della Sertubi - prosegue - e anche in questa occasione sarò al fianco di chi lotta per un posto di lavoro, perciò sabato sarò al fianco di queste coraggiose donne che combattono per le loro famiglie».
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