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POLA. I popoli che abitarono l’area dell’Adriatico Orientale nel Neolitico, per la precisione tra l’8.000 e il 6.000 a.C., si potevano considerare la prima piccola comunità europea: avevano un unico substrato culturale, un unico linguaggio ed erano coinvolti negli stessi grandi mutamenti economici, come l’introduzone dell’agricoltura e dell’allevamento. Lo ha sottolineato il direttore del Museo archeologico dell’Istria Darko Komso all’apertura della mostra multimediale “Adriatico senza confini”, allestita nella galleria museale dei Sacri cuori.

Le popolazioni del territorio ora suddiviso tra Italia, Slovenia e Croazia - ha poi detto la curatrice della mostra Paola Visentini, dei Musei civici di Udine - crearono un nuovo legame con l’ambiente in quanto i paesaggi naturali diventavano lentamente spazi abitati e coltivati e le comunità umane cominciavano a esprimere la propria identità culturale tramite i materiali e le decorazioni dei manufatti in ceramica.

E sono proprio gli oggetti in ceramica i più rappresentati nella mostra, che espone poi oggetti in pietra scheggiata e levigata e altri ancora che testimoniano la navigazione. La rassegna, come ha ancora spiegato Visentini, è nata da un convegno internazionale che si è svolto a Udine lo scorso ottobre, nel quale sono state messe a confronto le conoscenze scientifiche della preistoria e protostoria dei tre Paesi.

Importante rilevare che alla realizzazione del progetto di allestimento hanno collaborato una quindicina di istituzioni museali di Croazia, Italia e Slovenia, a partire da quelle di Ragusa-Dubrovnik per finire con il Museo di storia naturale di Trieste, Capodistria e con la partecipazione di Udine. La rassegna a Pola rimane aperta fino al 27 aprile e si può visitare ogni giorno dalle 9 alle 21. In precedenza era stata allestita nel Castello di Udine, mentre una volta conclusa la puntata di Pola tornerà in Italia, precisamente a Firenze che l’ha richiesta. (p.r.)

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