Roma “resuscita” il rigassificatore
Il ministero conferma l’ok ambientale: non c’è incompatibilità col Piano regolatore del porto. Ignorati gli stop degli enti locali e della Regione

Siamo alla revoca, clamorosa, di una revoca che veniva data per scontata. Alla ripartenza, dal binario di prima, di un treno che pareva deragliato, o per lo meno sul punto di farlo, benché a Trieste non fossero poi in molti a strapparsi i capelli. Il fantasma del rigassificatore non solo è tornato, ma ora pure s’incarna. Si materializza.

Nei giorni scorsi dal Ministero dell’Ambiente è partita in effetti un’informativa indirizzata a tutti gli interlocutori coinvolti nell’iter autorizzativo (dal Ministero dello Sviluppo economico a Gas Natural passando per «le amministrazioni territoriali», così si legge agli atti parlamentari di ieri) in cui viene comunicato che l’impasse è finita. E che il progetto è riabilitato. Avanti popolo. Il cerino passa a un altro dicastero del Governo Renzi, quello dello Sviluppo economico retto dall’indipendente d’estrazione confindustriale Federica Guidi, cui spetta l’ultima parola d’intesa con la Regione guidata dalla vice-Renzi nonché “ministra” delle infrastrutture del Pd nazionale Debora Serracchiani, la quale s’è appena ridetta contraria all’operazione ammettendo però che i giochi sono per forza aperti.

Tale informativa d’altronde reca il parere con il quale il 6 febbraio la Commissione tecnica di verifica Via e Vas del dicastero che oggi fa capo al ministro del Governo Renzi in quota Udc, Gian Luca Galletti, ha chiuso l’istruttoria supplementare. Era l’indagine-bis aperta quasi due anni fa, quando l’allora predecessore di Galletti, il triestino acquisito Corrado Clini, davanti alle obiezioni dell’Autorità portuale in merito alle possibili interferenze tra gasiere e traffico portuale, aveva firmato il decreto di sospensione temporanea della stessa Via, la Valutazione d’impatto ambientale, il cui parere favorevole con prescrizioni era stato rilasciato ancora nell’estate del 2009.
Ebbene: le conclusioni della Commissione «non evidenziano - recitano ancora gli atti parlamentari con la data di ieri - aspetti di incompatibilità ambientali» tra il rigassificatore e e «le previsioni del proposto nuovo Piano regolatore portuale», che prospetta tra l’altro il prolungamento del Molo VII e più in generale lo sviluppo dello scalo di casa nostra, e che proprio in questi giorni sta per essere rispedito a Trieste col timbro di Roma.
La notizia della riabilitazione del progetto è stata resa nelle scorse ore al Piccolo direttamente dall’Ufficio stampa dello stesso dicastero dell’Ambiente ed è stata ulteriormente confermata ieri pomeriggio dall’onorevole Serena Pellegrino, capogruppo di Sel nella Commissione Ambiente della Camera. È la prima firmataria di un’interrogazione a risposta immediata sul rigassificatore, in seguito alla quale è stata redatta appunto una risposta (gli atti parlamentari di cui si diceva) col timbro del Ministero dell’Ambiente, in cui viene ufficializzato il “nulla osta”.

È dunque l’ora della svolta, dopo che nello scorso fine settimana un’altra onorevole, la coordinatrice regionale di Fi Sandra Savino, aveva presentato un’interrogazione nella quale chiedeva di conoscere lo stato di un iter autorizzativo caduto nell’oblio, che a Trieste tutti davano per stracciato, e di cui invece, lunedì scorso, nel presentare in città il neocommissario dell’Autorità portuale Zeno D’Agostino, Debora Serracchiani, ribadendo la contrarietà al progetto e rimandando le responsabilità alla precedente Giunta Tondo di cui faceva parte Savino, aveva ammesso una certa recrudescenza: «Ci muoviamo purtroppo in un contesto in cui molto è già stato fatto». Non è balzano presumere che sia l’interrogazione di Savino che la dichiarazione di Serracchiani siano state fatte a ragion veduta, e vedute pure le carte, dato che la revoca della revoca data 6 febbraio.
E adesso? All’Ufficio stampa del Ministero dell’Ambiente mutuano la metafora di una quercia in mezzo alla strada: dal punto di vista ambientale è fattibile, la questione ora è capirne l’opportunità, se è vero che più che su rilievi ambientali l’indagine della Commissione di Via aveva esaminato anzitutto la dichiarata incompatibilità dell’impianto col traffico marittimo. La firma del ministro Galletti non implica il sì al rigassificatore. Ripara semmai il suo dicastero da un’eventuale causa plurimilionaria di Gas Natural. Il sì è affare del ministro Guidi, d’intesa con la Regione. Ecco che, fatalmente, la partita, da tecnica, si fa tutta politica.
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