Parcheggi a pagamento: calano le sanzioni
Sugli stalli comunali multe ridotte da 4 a 7 volte in meno per chi paga entro due ore dallo sforamento. In vigore da giugno

Il multone resta, ma per il solo furbetto impenitente. Dal primo di giugno invece, per l’automobilista di buona volontà, si passerà alla minimulta, che varrà da un minimo di quattro a un massimo di sette volte in meno. Cambia infatti, a sei anni e passa dalla sua introduzione nel pieno del Dipiazza-bis, il sistema delle punizioni pecuniarie destinate a chi lascia la propria macchina negli stalli a pagamento del Comune, quelli a cielo aperto s’intende, al di là dell’orario indicato nel ticket sul cruscotto.
Se fino ad oggi (o meglio fino al 31 maggio) un ritardo anche contenuto per un contrattempo non doloso se rilevato dai controllori fa scattare il cosiddetto recupero forfetario - ovvero il multone di cui sopra, che vale 8 euro in zona verde o blu, 10 in quella gialla e 12 nella rossa - la futura rivoluzione delle sanzioni preconizza un pagamento in misura ridotta, anzi ridottissima, nel caso in cui il “trasgressore” rimedi a stretto giro, dimostrando così - oltre ad essere presumibilmente in buona fede - che il proprio ritardo era modesto e pure non preventivato. Ma che vuol dire, in questo caso, a stretto giro? Che se si verrà pizzicati con la macchina ferma fuori tempo massimo, rispetto all’orario segnato nel ticket già pagato e messo sul cruscotto, si avranno due ore per saldare (o agli uffici ex Amt di via D’Alviano o direttamente al paio di appositi parcometri automatici che saranno posizionati nei paraggi) il costo del servizio non coperto dal biglietto iniziale. Il recupero forfetario, a quel punto, farà molto meno male, dato che è stato deciso che varrà il «doppio della tariffa oraria prevista per ciascuna zona». Sarà, insomma, come scucire moneta per due ore in più - quindi un euro e 20 in zona blu, uno e 40 in quella verde, due euro nella gialla e due e 80 nella rossa - e non più come mollare bigliettoni come se la sosta si fosse prolungata anche per sette ore.
Il cambiamento per una volta non è farina amministrativa del sacco della Giunta, né un panino precotto nelle segreterie di partito, a cominciare da quella del Pd: è un frullato politico di idee uscito dal Consiglio comunale, dove ci hanno buttato dentro ingredienti i vendoliani e i grillini, coi renziani che si sono limitati a darne il retrogusto finale. L’abolizione della multa piena, in effetti, nasce da una delibera d’iniziativa consiliare presentata dal capogruppo di Sel Marino Sossi con le firme dei suoi due colleghi di partito Daniela Gerin e Mario Reali. Una mossa fuori dal coro, dunque, azzardata proprio dai vendoliani, in autonomia, che nella sua prima versione contemplava addirittura l’«eliminazione del recupero forfetario per insufficiente pagamento, ferme restando le tariffe nei casi di inadempienza totale», semplicemente «pagando la differenza, anche per arrotondamento, sino al momento della presentazione stessa» dello «scontrino scaduto».
La prospettiva, si legge nella delibera, aveva incontrato «il parere contrario» di Esatto, secondo cui gli automobilisti avrebbero potuto «trovare convenienza a pagare sistematicamente la tariffa minima, 30 minuti, a prescindere dalla durata della sosta»: se l’insufficiente pagamento non fosse stato accertato «l’utente avrebbe pagato in misura minore, con danno per le entrate comunali», mentre il saldo della sola differenza avrebbe fatto venire «meno ogni effetto deterrente». L’altra sera la prima versione è stata così emendata dai grillini, Paolo Menis e Stefano Patuanelli, con la pensata della minimulta da due ore entro le due ore di ritardo. E il capogruppo del Pd Marco Toncelli l’ha subemendata introducendo l’orizzonte temporale del primo giugno, anche per consentire a Esatto di munirsi di appositi parcometri per onorare il proprio debito sul posto, senza costringere la gente a presentarsi per forza in via D’Alviano.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
I commenti dei lettori