Bo: «Non vidi Bresa firmare la relazione su Lorito»
L’ex capo della Mobile, a processo per falso con l’ispettore Valerio, ritratta: «Scrissi una dichiarazione d’impeto. Lo rifarei, ma mi sono rovinato la carriera»

L’ispettore, accusato di aver messo la firma del diretto superiore su un’informativa per la Procura, che ribadisce, sotto giuramento, di non averlo fatto. E l’allora capo di entrambi, accusato d’aver detto il falso in una dichiarazione scritta in cui sosteneva proprio che il diretto superiore dell’ispettore aveva firmato quell’informativa davanti a lui, che invece, sotto giuramento a sua volta, precisa che le cose non sono andate esattamente come lui stesso le aveva descritte. Ieri il processo per falso a carico dell’ispettore Alessandro Valerio e dell’ex dirigente della Squadra mobile Mario Bo - processo nato “a latere” della vicenda giudiziaria che aveva travolto il precedente capo della Mobile Carlo Lorito, poi assolto in Cassazione dalle accuse di corruzione e violazione di segreto investigativo - ha vissuto uno dei momenti-chiave.
Sia Valerio che Bo sono stati “esaminati” al mattino davanti al presidente del Tribunale penale Filippo Gulotta. Hanno parlato per oltre due ore a testa, rispondendo alle domande dello stesso giudice, del pm Antonio Miggiani e degli avvocati Eugenio Vassallo, Andrea Frassini e Guido Fabretti, legali rispettivamente di Bo, Valerio e Maria Rosaria Savarese. Quest’ultima, parte civile, è la vedova del vicecommissario Giacomo Bresa, stroncato il 26 luglio 2008 da un attacco di cuore. Bresa è il superiore di Valerio e sottoposto di Bo, la cui firma - che le perizie hanno concordato essere apocrifa - compare su un’informativa di polizia del 7 settembre 2007 trasmessa al pm Lucia Baldovin. Un’informativa su presunte fughe di notizie nei “contatti” tra le Questure di Trieste e Gorizia successivi all’incendio di una pescheria di Sistiana (riguardanti indagini per storie di cocaina a carico di Diego Deste, ex confidente della Questura isontina diventato il principale accusatore di Lorito) dalla quale, ma non solo da quella, si sarebbe scatenata appunto, di lì a poche settimane, la clamorosa inchiesta sullo stesso Lorito, arrestato il 16 novembre 2007 mentre era al vertice dell’Anticrimine di Gorizia. Lorito, ieri, era presente in aula con Sergio Savarese, ai quei tempi alla Mobile di Gorizia, finito pure lui sotto la “lente” per le presunte fuge di notizia tra questure: entrambi sono parte offesa a processo, rappresentati dall’avvocato Giorgio Borean.
È stata in particolare la testimonianza di Bo, la prima delle due, a lasciare il segno, e non soltanto in termini “freddamente” giuridici. Il cuore della deposizione porta alla sua «annotazione dell’11 marzo 2009», quella che lui indirizzò al pm Baldovin dopo aver appreso che Valerio era finito sotto inchiesta proprio con l’accusa di aver falsificato l’informativa del 7 settembre 2007 a firma Bresa. «Dopo che ne avevo avuto notizia - così Bo - stavo andando fuori di testa. Ritenevo mio dovere, professionale e umano, tutelare l’operato dell’ispettore Valerio. In quanti mi hanno detto “perché l’hai fatto”, però lo rifarei, anche se mi sono rovinato la carriera». La premessa della ritrattazione, o per lo meno della “correzione” della sua dichiarazione scritta del marzo 2009: «L’ho scritta di getto, senza pensarci, con i piedi, dopo le notizie di stampa. Il 7 settembre 2007 strappai la prima versione della nota firmata dal sostituto commissario Bresa, davanti a lui, poiché al di là del contenuto era strampalata nella forma. Gliela feci rifare. Quando mi portò la seconda versione la battuta fu “non è proprio la Divina Commedia ma va bene”». Ma, su quella seconda versione, la firma di Bresa ancora non c’era: «Ricordo che lui se ne tornò via con la relazione non ancora firmata. Forse temeva gliela ristrappassi. Gli dissi di portarla in segreteria». Segreteria della Questura dove, ha insistito l’avvocato Frassini, «in quel periodo Valerio non lavorava». Pure lo stesso Valerio, poi, ha riparlato ieri in aula di quel 7 settembre 2007: «Mi fu ordinato di richiamare Bresa, che non era in servizio, perché su disposizione del pm Baldovin andava fatta una nuova relazione alla Procura sulle presunte fughe di notizie nell’inchiesta su Deste. Gli telefonai, era un po’ seccato, stava per andare in vacanza, ma gli feci presente che era urgente. Andò nell’ufficio del dottor Bo, poi lo rividi e mi salutò, “ciao, vado in vacanza, ci sentiamo”. Io quella firma non l’ho messa e io quella relazione non l’ho fatta. Non mi sono mai posto il problema, ho sempre dato per certo che quel documento fosse stato fatto da Bresa». Bresa che, di lì a un mese e mezzo, fu tolto insieme ad altri dall’inchiesta su Deste, perché s’era allargata a Lorito: «L’inchiesta - hanno confermato Bo e Valerio - fu blindata, messa in sicurezza, a tutela degli investigatori e degli indagati». A coordinare le indagini di polizia rimase Valerio, scevro da «precedenti rapporti di amicizia» con Lorito. «Lo spartiacque è la «rivelazione di Deste» che Valerio fa risalire «attorno al 20 ottobre 2007, quando Deste disse che la cocaina era per il dottor Lorito».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
I commenti dei lettori